giovedì 24 dicembre 2020

Pechino pieghevole


Sollevò lo sguardo a contemplare il cielo d'oro, domandandosi quante volte ne avrebbe avuto ancora l'occasione. Immaginò lo sconvolgimento che avrebbero provato i bambini lanciati nello spazio vedendo per la prima volta il loro Paese dall'alto. Un paesaggio è bello solo quando desta meraviglia. Non era detto che i terrestri conoscessero quella gioia.

(Hao Jingfang, Pechino pieghevole)


Buona vigilia, lettori in pantofole! Recensioni in arretrato ne abbiamo? 😉In realtà sì, e allora colgo l'occasione di questo Natale "distanziato" per colmare un po' le lacune, con un romanzo terminato ormai diverse settimane fa. Pechino pieghevole è stata un'autentica rivelazione. Scoperto grazie a un'amica su IG, questa raccolta di racconti fantascientifico-distopici è lontana anni luce dai generi che leggo di solito, mi ci sono approcciata in punta di piedi, eppure Hao Jingfang ha saputo catturarmi, ammaliarmi e incuriosirmi fino alla fine. Apprezzata autrice di fantascienza cinese (ha vinto il premio Hugo proprio grazie a questo libro) ha già all'attivo diverse raccolte e un romanzo, ma in Italia Pechino pieghevole è la sua prima opera tradotta e a questo punto non posso che augurarmi che ne seguano altre...   
 

In un futuro non meglio precisato, Pechino³ è una metropoli molto particolare. Ogni 24 ore ruota su se stessa permettendo alle due facce che la compongono di ricevere sole e aria. Peccato che una sola faccia costituisca lo Spazio 1 e goda di 24 ore di luce e atmosfera (è la zona abitata dalle élite con 5 milioni di abitanti) mentre l'altra faccia è suddivisa tra lo Spazio 2 e 3 con rispettivamente 25 e 50 milioni di abitanti a contendersi le restanti 24 ore. Saranno il caso e una lettera da consegnare, a portare Lao Dao dallo Spazio 3 dove è nato e cresciuto, fino allo Spazio 1 vivendo sulla propria pelle la "transizione", ovvero il momento in cui questa Pechino pieghevole si rivolge e accartoccia su se stessa, ma soprattutto scoprendo l'esistenza di realtà tanto diverse da quella nella quale ha speso tutta la sua esistenza. E ancora, una guerra epocale ha portato i Metalieni, con la loro struttura di ferro e acciaio, a dominare il mondo e adesso c'è chi ha deciso di compiere un gesto estremo far vibrare Terra e cielo e distruggere così la Luna. E mentre il genere umano è finalmente sbarcato su Marte colonizzando il pianeta rosso, su Cerere un'astronave-biblioteca atterra per portare gioia e meraviglia alle nuove generazioni... Tante storie, tante realtà fatte di solitudini, incomunicabilità, malinconie in un futuro che a ben guardare non sembra poi così lontano dal  nostro presente. 

IL MIO PENSIERO
Pechino³ si suddivideva in tre spazi. Dalle sei del mattino alle sei del mattino seguente c'era lo Spazio Uno, con i suoi cinque milioni di abitanti. Poi veniva il momento del riposo e la terra ruotava. Sull'altro lato convivevano lo Spazio Due e lo Spazio Tre. [...] Il tempo era stato accuratamente diviso con una pianificazione ottimizzata perché i cinque milioni dello Spazio Uno godessero appieno di ventiquattro ore e gli altri settantacinque milioni si spartissero le successive ventiquattro.
Inizio questa recensione dal racconto che apre la raccolta di Hao Jingfang e che le dà anche il titolo. Inizio con questa Pechino al cubo, distopica, fantascientifica, capace di ruotare e accartocciarsi su se stessa, una metropoli che emerge dalla pagina, originale, inaspettata. Ed è proprio questo senso di "stravaganza" che ha caratterizzato il mio approccio con i racconti di Hao Jingfang. Come dicevo all'inizio, non sono una grande frequentatrice di science fiction, quindi mi sono ritrovata un po' titubante davanti a questo libro, eppure le realtà, le storie messe in campo dall'autrice mi hanno catturata e coinvolta. Perché questo futuro non meglio precisato ha tratti fin troppo "presenti", perché che debbano fare i conti con extraterrestri o replicanti, le solitudini, i dilemmi, le disparità che animano i personaggi di questi racconti non sono diverse da quelle del nostro "oggi".
E così ci troviamo di fronte a eroi solitari che si scontrano con le disuguaglianze sociali di una città ultratecnologica in Pechino pieghevole, o ribelli decisi a far vibrare terra e cielo per distruggere la Luna e salvare il mondo dagli invasori extraterrestri (L'arpa tra cielo e terra e Al centro della prosperità) e ancora l'alienazione e l'incomunicabilità che grava su un mondo abitato da cloni e replicanti (L'ultimo eroe), storie labirinto che si affastellano sulla pagina come in Palazzo Epang e la meraviglia del cosmo e dell'esplorazione che traspare in Cerere in volo.

Gli spunti sono davvero innumerevoli e naturalmente come avviene in ogni raccolta di racconti che si rispetti ce ne sono che mi hanno colpito di più e di meno ma alcuni, be', mi hanno proprio strappato il cuore (vedi L'arpa tra cielo e terra, Cerere in volo e Tra vita e morte) e tutto grazie allo stile di Hao Jingfang che anima la pagina di immagini bellissime, poetiche a tratti sin troppo malinconiche. E così mi sono trovata davanti a un universo che risuona e vibra di musiche e note, nella piazza di un piccolo pianeta satellite dove un astronauta-libraio consegna sogni e storie a bambini che non hanno mai visto la Terra e nel sonno-sogno che anima il confine tra la vita e la morte dove fiction e folklore si fondono in maniera sublime, vedi il mito del tè dell'oblio che accomuna tante culture orientali.
Insomma, Pechino pieghevole è stato proprio una rivelazione, una tra le letture più originali insieme a Bae Suah (di cui vi parlerò a breve) di questo 2020. Quattro pantofole e mezzo. Un libro che si carica di tante anime, che ci parla soprattutto di fragilità e incomprensioni, di quel senso di solitudine e alienazione che se andiamo a ben vedere è molto più presente che futuro, ma accanto a questo c'è anche tutto il fascino e la magia del cielo, dello spazio, di un universo che si rivela infinito: Ronning scosse il capo con dolcezza, e rispose: «I bambini marziani sono maturi, sono in grado di fare ricerche in maniera autonoma. Ma questi bambini sono diversi. E amano ascoltare le mie storie. Devi capire che per un vecchio chiacchierone è importante avere qualcuno che lo ascolti». Dopo una breve pausa aggiunse: «Poi l'esplorazione del cosmo è da sempre un mio sogno, fin da quando ero giovane».

Di seguito vi lascio tutti i dati del volume pubblicato da Add Editore lo scorso luglio:
  
HAO JINGFANG

Pechino pieghevole
(The Depth of loneliness)
editoreAdd editore; pagine: 300; EAN: 9788867832767
data di pubblicazione: 15 luglio 2020
brossura: € 18.00; eBook: € 6.99acquistalo su: la Feltrinelli

Pechino è divisa in tre spazi e le ventiquattr’ore di ogni giorno sono state accuratamente organizzate per salvaguardare il tempo e l’aria che respira l’élite, composta da cinque degli ottanta milioni di persone che abitano la metropoli. Tutti gli altri, incastrati nella rigida stratificazione urbana, si spartiscono quello che rimane. Lao Dao è nato nella città pieghevole e lavora in discarica come suo padre. Vive nel sottosuolo, ma per consegnare una lettera in cambio di denaro si intrufolerà negli spazi della classe media e di quella alta, scoprendo l’esistenza di mondi diversi dal suo.
Catastrofe ecologica, tecnologie di sorveglianza e disuguaglianze sociali stravolgono il tempo e lo spazio in Pechino pieghevole, l’emblematico racconto che dà il titolo a questa raccolta folgorante, un caso letterario che si inserisce nell’«ultra-irrealismo» (chaohuan), il nuovo genere letterario ispirato dalla realtà allucinata della Cina odierna. 
Negli undici racconti, Hao esplora la fragilità umana alle prese con gli spettri del cambiamento e del possibile, l’intelligenza artificiale e l’automazione, costruendo una narrazione pervasa di sensibilità per quest’epoca di incertezza, solitudine e disorientamento.
Se la science fiction è il realismo dei nostri tempi, Hao Jingfang rivela angolazioni inattese ed estreme da cui osservare il mondo futuro in cui già viviamo.
Traduzione di: Silvia Pozzi

CHI È HAO JINGFANG: 
(1984) è un'autrice cinese di fantascienza, la prima ad aver vinto il Premio Hugo grazie a Pechino pieghevole. Vive a Pechino dove lavora come ricercatrice presso la China Development Research Foundation. Pechino pieghevole è il suo primo libro tradotto in italiano.

E chiudo con un brano dei Tears for Fears. Cold (Elemental, 1993) con la sua frase iniziale: The coldest shoulder cast in metal frozen to the bone mi ha fatto inevitabilmente pensare ai Metalieni che animano le pagine di L'arpa tra cielo e terra e alla loro corazza d'acciaio:

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