martedì 29 dicembre 2020

Notti invisibili, giorni sconosciuti


«Ma, così facendo, non finiremo per isolarci troppo? Se non riusciremo a convincere nessuno, nemmeno una singola persona, e se nessuno si interesserà alla nostra tomba, allora noi non potremo far altro che voltarci in continuazione e dirigerci verso un luogo sempre più lontano, senza nemmeno sapere esattamente qual è la meta. Saremo condannati a vivere tutta la vita in lande desolate, limitandoci a guardare le pecore e gli astri...»

(Bae Suah, Notti invisibili, giorni sconosciuti)


Buon pomeriggio, lettori in pantofole! Eccomi di ritorno con una nuova recensione. Vi avevo già anticipato nel precedente post il desiderio di parlarvi di Notti invisibili, giorni sconosciuti di Bae Suah. Perché? Perché sicuramente tra tutte le letture del 2020 il romanzo della Suah si è dimostrato il più originale, il più strano, il libro rompicapo per eccellenza. Un romanzo che mi ha dato la possibilità di partecipare a un interessantissimo GDL, quello della #confraternitadeilettori, che fa parlare di sé insomma ma che soprattutto si è dimostrato diverso da qualsiasi cosa avessi letto in precedenza...
 

Ayami ha 28 anni e un futuro incerto davanti a sé. Il teatro sonoro per non vedenti, l'unico in tutta Seul, nel quale ha lavorato come impiegata tuttofare sta chiudendo i battenti. Unica opportunità in vista le è stata fornita da Yoni, la sua insegnante di tedesco: andare a prendere in aeroporto un poeta straniero cui fare da guida e interprete. La sera a cena, in un ristorante al buio, Ayami parla di questa nuova prospettiva con il suo ex datore di lavoro, il direttore del teatro sonoro e al termine, questi si offre di accompagnarla per un tratto di strada fino alla casa di Yoni... Inizia una strana passeggiata notturna per le afose strade di Seul in cui nuovi personaggi ed episodi emergono come da un sogno, mescolandosi l'un l'altro: un venditore ambulante, una congrega di poeti, uno scrittore di libri gialli e una poetessa morta misteriosamente. Tutto è e niente è come sembra, i contorni non esistono e ciò che resta sono i paesaggi notturni di Seul e un pullman che gira in loop per le strade della città. 

IL MIO PENSIERO
Lei era l'Ayami del futuro oppure quella del passato. Oppure era tutt'e due insieme. In quel posto era sia la gallina che la vecchia. Era quello il segreto di una notte e di un giorno che esistono in contemporanea. Con un solo movimento del corpo Ayami aveva svelato quel mondo.
Inizio con queste frasi criptiche, i pensieri di Ayami mentre in una notte caldissima passeggia per le strade di Seul con il suo ex datore di lavoro. Perché in queste frasi sono racchiusi gli unici punti fermi di questo strano racconto di Bae Suah: un giorno, l'ultimo giorno di lavoro della protagonista (ma poi sarà proprio così?)  presso il teatro sonoro e una notte, una notte estiva in cui la protagonista e il direttore del teatro si incamminano... verso cosa? E qui viene il bello, perché la cosa più difficile da raccontare di questo romanzo è, come potete vedere dallo stringato riassunto che vi ho fatto sopra, proprio la trama. Perché di fatto questo romanzo una trama non ce l'ha e nel momento in cui Ayami e il direttore iniziano a camminare tutto si confonde, si mescola: nuovi personaggi emergono dalle pagine così come nuove microstorie, mentre ciò che c'è di già acquisito e digerito durante la lettura viene ribaltato o modificato in parte facendo perdere al lettore qualsiasi punto di riferimento.
Un romanzo allo stato liquido è così che mi viene da descrivere quest'opera, un romanzo senza una trama strutturata, diviso sì in quattro episodi (tanti quanti sono i capitoli che compongono questo libretto di 162 pagine), ma che si confondono e mescolano l'un l'altro. E così l'Ayami ventottenne del primo episodio, potrebbe benissimo essere la poetessa dallo stesso nome trovata morta nel secondo? E il poeta straniero è lo stesso scrittore che nell'appartamento di Ayami medita di scrivere un libro giallo su un personaggio morto nello stesso modo in cui ha perso la vita la poetessa del secondo capitolo? 

I personaggi si muovono come fantasmi sulla pagina, sono sogni, miraggi ma soprattutto ad acuire il senso di smarrimento del lettore è lo stile di Bae Suah fatto di continue ripetizioni e rimandi. Perché intere descrizioni, si ripetono più volte nel corso del racconto, magari con solo qualche parola modificata, descrizioni quasi identiche che vengono però riferite a luoghi o personaggi totalmente differenti. E quindi una signora di mezza età che passeggia di fronte al teatro sonoro indossa lo stesso vestito tradizionale, di cotone grezzo, senza alcun orpello e che, peraltro emanava un intenso odore di amido, che ritroviamo indosso ad un'Ayami ventottenne, a una poetessa di oltre 40 anni, a una bimba non vedente. Chi è chi? Chi fa cosa? Cosa è reale, cosa non lo è? È difficile dirlo. Ma allora questo romanzo è caos puro, potreste dirmi. Sì, lo è, nel senso che l'autrice gioca e si diverte con il lettore, e il punto sta proprio qui, è qui che mi sono intrippata. Nel momento in cui ho capito che si trattava di un gioco, ho mollato le redini, mi sono persa tra le pagine e mi sono goduta: i punti fermi che l'autrice mi regalava storie di solitudini, incomunicabilità, fallimenti (vedi Ayami e il suo lavoro, il direttore di un teatro in fallimento, un'insegnante che vive in completa solitudine, un poeta che non ha mai scritto poesie), le descrizioni ricche, corpose talvolta sin troppo disturbanti e le immagini bellissime di una Seul avvolta dal torpore e dall'afa estiva. Una Seul badate bene che sembra aver poco di reale e del resto l'autrice stessa in un'intervista rilasciata all'editore italiano, ha dichiarato di aver scritto il romanzo quando si trovava lontana dalla Corea e di aver dovuto di fatto "immaginare" la propria città, una città in alcuni momenti distorta dal calore quasi un girone dantesco, in altri oscura, minacciosa, come emersa da un incubo notturno: In quella città le finestre erano sigillate nel buio, erano mute, invisibili, erano tutte assorte in profondi pensieri. Di fronte ai loro occhi si ergeva una statua nera, proprio nel bel mezzo del piazzale della stazione dei treni che ricordava la superficie lunare. Era un treno che passava quello in lontananza? Sul tetto svettava una bandiera, immobile in quell'aria senza vento. Una ciminiera scura spiccava  tra le nuvole blu. Poi la piazza, poi i treni notturni che aspettavano sui binari, poi la statua di un generale senza nome e quei portici vuoti.

4 pantofole. Un romanzo che è come un rompicapo, un incessante gioco di specchi dove tutto è e niente è come sembra. Ve lo consiglio? Be', è un libro molto particolare, se cercate storie forti, dalla trama strutturata, sicuramente l'opera di Bae Suah vi porta in un'altra direzione ma se siete pronti a giocare e sperimentare, è un libro che colpisce, che vi frullerà per la testa per diverso tempo, che vi lascerà addosso sensazioni diverse e contraddittorie...

Di seguito vi lascio tutti i dati del volume, pubblicato da Add Editore lo scorso ottobre e qui invece c'è il link YouTube all'intervista a Bae Suah che ho trovato davvero molto interessante: 

BAE SUAH

Notti invisibili, giorni sconosciuti
(알려지지 않은 밤과 하루)
editoreAdd editore; pagine: 162; EAN: 9788867832873
data di pubblicazione: 14 ottobre 2020
brossura: € 18.00; eBook: € 9.99acquistalo su: Bookdealer

Notti invisibili, giorni sconosciuti è il racconto di un giorno e una notte nel caldo torrido dell'estate di Seul. Per due anni, l'ex attrice ventottenne Ayami ha lavorato nell'unico «teatro sonoro» di Seul per non vedenti. Ma ora il teatro sta cessando l'attività e il futuro di Ayami è incerto. Completato il suo ultimo turno e chiuso il teatro per sempre, Ayami cammina per le strade della città con il suo ex capo fino a notte fonda. Insieme cercano un'amica comune che è scomparsa, mentre intorno a loro il labirinto dei paesaggi urbani inizia a popolarsi di personaggi misteriosi e immagini fantastiche. Il giorno seguente, su richiesta della stessa amica, Ayami fa da guida per un romanziere di polizieschi in visita dall'estero. Ma nell'afa che consuma senza scampo Seul in piena estate, l'ordine lascia il posto al caos. I confini della realtà iniziano a logorarsi e il passato si intromette nel presente in modi sempre più dirompenti. La trama si sfilaccia e diventa fluida: personaggi, luoghi e tempi si sovrappongono e confondono in una narrazione ipnotica e disorientante. "Notti invisibili, giorni sconosciuti" è un tuffo in un'allucinazione, un'opera che scioglie la linea tra realtà e sogno, esplorando la possibilità di mondi oltre quello che vediamo e sentiamo.
Traduzione di: Andrea De Benedittis

CHI È BAE SUAH: 
(1965) è nata a Seul. È considerata tra le autrici più audaci e non convenzionali del mondo letterario sudcoreano, che le ha riconosciuto diversi premi. Come traduttrice, ha lavorato all’opera di autori come W. G. Sebald, Franz Kafka, Robert Walser, Fernando Pessoa, Jenny Erpenbeck, Clarice Lispector. Notti invisibili, giorni sconosciuti è il suo primo libro tradotto in italiano.


Lo stile di Bae Suah mi ha inevitabilmente fatto pensare al Mr. Writer degli Stereophonics che "attacca i nomi dei suoi personaggi sui muri e poi gli spara"... (Just Enough Education To Perform, 2001) e al video folle, onirico diretto da David Slade. Ovviamente ce lo andiamo a vedere ed ascoltare: 

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