Quell'enorme collina era fatta di ogni tipo di immondizie. Gli operatori selezionavano i rifiuti recuperabili e poi passava una ruspa che trascinava via il resto. Mentre camminavano infilzavano i piedi tra i vuoti del terreno e incespicavano. Altre volte capitava pure che qualcosa restasse attaccato alla gamba e bisognava scuoterla perché si staccasse. Dalla sommità della collina si vedevano i camion con i fari accesi che percorrevano il ponte che portava a Isola fiorita. All'interno della luce galleggiavano nuvole di polvere. Tutt'intorno risuonavano le urla dei responsabili dei vari rioni che chiamavano al rapporto i loro dipendenti.
(Hwang Sok-yong, Tutte le cose della nostra vita)
Buona domenica, lettori in pantofole! Aspettavo il weekend per riuscire a parlarvi finalmente di Tutte le cose della nostra vita. Purtroppo la settimana non mi ha voluto bene, volevo passare da qui prima ma proprio non ce l'ho fatta. Il lavoro di Sok-yong Hwang comunque merita qualche parola, un romanzo che ci racconta il lato oscuro del boom economico che ha investito la Corea del Sud a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso e una nuova agile lettura per il mio progetto #leggerecoreano.
Agile perché Tutte le cose della nostra vita è un romanzo breve ma soprattutto è una storia che scorre benissimo, che ha il profumo del racconto di formazione e i risvolti tipici di una parabola...
Occhiapalla ha 14 anni quando il padre sparisce, rinchiuso in un non meglio identificato centro di recupero del governo. Così, assieme alla madre, il ragazzo abbandona i sobborghi della grande città per approdare a Isola fiorita che, a dispetto del nome, si rivelerà essere un'enorme maleodorante discarica a cielo aperto. Qui, squadre di "raccoglitori" lavorano da mattina a sera per recuperare tra le miriadi di immondizie oggetti e materiali riciclabili. Ed è proprio tra questi operatori che la madre di Occhiappalla trova impiego, andando a ingrossare le fila di una società di reietti, persone ai margini che della discarica hanno fatto la propria dimora. Qui, nella baraccopoli, Occhiappalla farà presto la conoscenza di Pelatino il figlio del caposquadra con il quale la madre ha da poco intrecciato una turbolenta relazione. Sarà il nuovo amico a svelare a Occhiappalla i "segreti" della discarica, assieme a lui il nostro protagonista farà la conoscenza di Quattrossa e della sua padrona, del tempietto abbandonato nel bosco, ma soprattutto delle misteriose luci blu, le anime dei vecchi residenti che gli mostreranno l'altro volto di Isola Fiorita, una realtà brumosa scandita dai ritmi lenti della terra e della natura, un tesoro forse perduto per sempre...
IL MIO PENSIERO
Quando scesero a terra, dall'oscurità sbucarono degli astronauti. Simili a minatori, indossavano degli stivali, dei berretti o dei caschi protettivi su cui, con delle cinture, erano assicurati dei riflettori. Le mani erano invece coperte da spessi guanti di gomma.
È questo lo spettacolo che si para davanti agli occhi del protagonista al momento del suo arrivo a Isola fiorita, un esercito di operatori somiglianti a non meglio identificati astronauti. Ma non lasciatevi ingannare, Tutte le cose della nostra vita non è affatto un romanzo di fantascienza, la storia è ambientata a Seoul negli anni Ottanta, per quanto, badate bene, l'autore non la citi mai apertamente. Eppure i marcatori temporali sono ben definiti: in tv si trasmette Mazinga Z, nei negozi di giocattoli impazza Super Mario Bros e al cinema si proietta Guerre Stellari, per non parlare del padre di Occhiappalla arrestato e internato in un centro di recupero dopo che il nuovo generale salito al potere aveva dichiarato di voler "epurare" la società coreana... un neanche tanto velato riferimento alla dittatura del generale Chun Doo-hwan sotto il quale si fece ancora più evidente l'inarrestabile sviluppo economico della Corea del Sud iniziato già alla fine degli anni Sessanta.
Ma boom economico significa anche consumismo sfrenato, disuguaglianze, emarginazione sociale ed è di questo che ci parla Sok-yong Hwang nel suo romanzo, dell'isolamento nel quale vivono gli abitanti di Isola fiorita, allontanati dalla opulenta società della metropoli, spersonalizzati quasi, se pensiamo che per gran parte del racconto i personaggi sono identificati da buffi soprannomi (Occhiappalla, Pelatino, Raccattatutto, Falco ecc.) e solo più tardi il protagonista sentirà il bisogno di farsi "riconoscere" con il suo vero nome. Ammassati in fatiscenti baraccopoli, costruite con materiali di scarto, gli operatori di Isola fiorita devono fare i conti ogni giorno con cumuli e cumuli di spazzatura, "tutte le cose della nostra vita" di cui quotidianamente ci disfiamo senza porci tante domande.
Ma accanto a questa realtà materiale, "maleodorante", tossica anche ne esiste un'altra ed è quella con cui Occhiappalla entrerà in contatto grazie a Pelatino e alla padrona del cucciolo Quattrocchi. Le luci blu, le anime degli antenati, le anime di coloro che abitavano Isola fiorita nel passato, quando quei luoghi erano davvero degni del nome che portavano, apriranno a Occhiappalla e Pelatino le porte di un mondo brumoso, governato dai ritmi lenti della terra e del raccolto, una realtà legata al folklore coreano, a riti antichissimi che sembrano ormai perduti, una critica neanche tanto sottile dell'autore verso chi da quegli stessi riti e tradizioni si è inesorabilmente allontanato. E allora il finale (ma ovviamente non faccio spoiler) sarà inevitabile e assumerà di fatto i contorni di una parabola.
Tutte le cose della nostra vita è un romanzo che vive di contrasti, di immagini che si giustappongono e devo dire che la cosa che mi ha colpito di più nel racconto di Sok-Yong Hwang sono proprio le immagini a volte estremamente corpose e disturbanti, a volte cariche, scintillanti, altre ancora eteree, oniriche.
C'è ad esempio il corpo martoriato di un gatto gettato tra gli ammassi dei rifiuti: Occhiappalla stupidamente punzonò con l'estremità di un'asta qualcosa che aveva terrorizzato la madre: quella «cosa» rimase infilzata, mentre schizzava fuori un liquido. Dalla testa sembrava fosse stato un gatto. Degli occhi erano rimaste solo le orbite, ma dalle orecchie appuntite si capiva che si trattava effettivamente di un felino.
Quanto diversa invece l'atmosfera natalizia che si respira nella metropoli, un tripudio di luci, colori, "oggetti": Quel negozio era pieno zeppo di ogni tipo di pupazzi a forma di uomo o di animali, di macchinine, aerei, carrarmati ed elicotteri; c'erano anche il trenino che aveva visto da piccolo, pistole, fucili e laser, robot, scatole con decine di camion dei vigili del fuoco, macchine della polizia, macchine da corsa, e poi ancora ogni genere di videogioco. Era uno spettacolo mozzafiato per Occhiapalla, figurarsi per Pelatino!
E per finire le atmosfere oniriche che accompagnano la comparsa delle misteriose luci blu: La luna si era ormai arrampicata su in alto nel cielo e rischiarava tutto il paesaggio. A differenza di quella elettrica, la sua luce nascondeva le brutture delle cose, lasciando apparire amici il fiume, gli alberi, i prati, ma anche le pietre e gli altri oggetti intorno. Facendosi strada tra le sterpaglie, i tre camminarono verso la cateratta. Visto sotto il chiarore della luna, il bosco appariva come un mondo che non gli era familiare.
Tre pantofole e mezzo. Tutte le cose della nostra vita è una lettura agile (169 pagine), forse anche troppo, l'autore corre a capofitto verso l'epilogo lasciando anche un po' di amaro in bocca, ma è una storia molto particolare, che fa riflettere, soprattutto sulla miriade di oggetti che ci circondano, una storia che mi sento proprio di consigliarvi: A pensarci bene, la gente getta davvero rifiuti di tutti i tipi. Gli oggetti perdono la loro forma originaria e, smontati, diventano irriconoscibili rispetto a quando luccicavano nella fabbrica che li ha prodotti. «Ah, mi piacerebbe tanto volare in un altro mondo», stava per bisbigliare Occhiappalla, vedendo fuori dal finestrino i campi d'erba rischiarati dal bagliore della luna.
Di seguito vi lascio tutti i dati del volume pubblicato in Italia da Einaudi:
HWANG SOK-YONG
Tutte le cose della nostra vita
(낯익은 세상 )
(낯익은 세상 )
editore: Einaudi; pagine: 174; EAN: 9788806244033
data di pubblicazione: 14 luglio 2020
copertina rigida: € 18.00; eBook: € 9.99; acquistalo su: la Feltrinelli
Alla estrema periferia di una grande città della Corea del Sud, si estende un’enorme discarica chiamata Isola fiorita. È qui che vivono coloro che la metropoli ha emarginato e spinto verso la povertà, ed è qui che, negli anni Ottanta del secolo scorso, arrivano il quattordicenne Occhiapalla, il cui padre è recluso in un non meglio definito centro di recupero, e sua madre. Abitano in una baracca costruita con materiali di scarto e per sopravvivere si aggregano alle migliaia di persone che, suddivise in squadre, setacciano la discarica in cerca di cibo, di materiali riciclabili, di tutto ciò che gli abitanti della città hanno messo da parte. Ai margini della discarica, un luogo che priva gli individui della loro dignità, persone che non hanno piú il proprio nome ma solo nomignoli (Occhiapalla, Pelatino, Falco, il Barone), esiste un mondo diverso, eredità di una fase piú antica di Isola fiorita, una fantasmagoria di bellezza e natura, dove Occhiapalla e il suo nuovo amico Pelatino possono rifugiarsi. A metterli in contatto con questa realtà parallela è lo spirito di un bambino che di tanto in tanto misteriosamente appare e altrettanto misteriosamente scompare fra le nebbie che salgono dalla discarica. Sarà questa moderna reincarnazione di un tokkaebi, le leggendarie creature della mitologia e del folclore coreani, a condurre i ragazzi verso un tesoro nascosto che potrebbe consentire loro di cambiare completamente vita. Ma forse per gli abitanti di Isola fiorita, il riscatto non è proprio previsto. Ambientato negli anni della dura dittatura del generale Chun Doo-hwan, Tutte le cose della nostra vita mette in risalto gli esiti del rapido sviluppo economico della Repubblica di Corea che dall’essere uno dei paesi piú poveri del mondo divenne una delle nazioni piú industrializzate. Ma il prezzo di questo «miracolo economico» fu molto alto, tanto in termini di emarginazione economica e sociale, quanto in una dimensione piú strettamente culturale, con l’adesione a un modello di vita basato su un consumismo sfrenato.
Traduzione di: Andrea De Benedittis
CHI È HWANG SOK-YONG:
nato nel 1943 nell'attuale Changchun - oggi Cina, ma all'epoca Manciuria - tornò in Corea nel 1947 insieme ai genitori. Costretto a combattere in Vietnam con l'esercito americano, venne successivamente imprigionato varie volte per motivi politici. Oggi è il piú importante scrittore coreano e, come disse il premio Nobel giapponese Kenzaburō Ōe, «il piú importante ambasciatore della letteratura asiatica». Per Einaudi ha pubblicato Come l'acqua sul fiore di loto (2013), Bianca come la luna (2016) e Tutte le cose della nostra vita (2020).
E a proposito di contrasti, il brano che mi è subito balzato alla mente è stato Bullet with Butterfly Wings (Mellon Collie and the Infinite Sadness, 1995) degli Smashing Pumpkins e il bellissimo video diretto da Samuel Bayer in cui si giustappongono le immagini di minatori ricoperti di polvere e quelle molto glam della band mentre suona. Tra l'altro uno dei miei brani preferiti degli Smashing Pumpkins che adesso ci andiamo ad ascoltare:
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