lunedì 13 gennaio 2025

Il cimitero di Praga

Il documento, per convincere, deve essere costruito ex novo, e possibilmente non se ne deve mostrare l'originale ma parlarne per sentito dire, che non si possa risalire ad alcuna fonte esistente [...] Occorre che le rivelazioni siano straordinarie, sconvolgenti, romanzesche. Solo così diventano credibili e suscitano indignazione

(Umberto Eco, Il cimitero di Praga)


Prima lettura dell'anno! Ci voleva tutto il fascino delle parole di Umberto Eco per spingermi a riprendere in mano queste pagine. Ci volevano i fumosi vicoli parigini di fine Ottocento, una trama labirintica costellata di dotti riferimenti storici e un protagonista scellerato, che più antieroe di così non si può. Insomma è evidente Il cimitero di Praga mi è piaciuto, così tanto da spingermi a tornare, in punta di pantofole, a mettere nero su bianco pensieri e parole... 

IL MIO PENSIERO
E insieme alla diffidenza per i gesuiti quella lettura mi aveva iniziato alle delizie del feuilleton: in soffitta avevo individuato una cassa di libri che mio padre aveva evidentemente sottratto al controllo del nonno e (cercando anch'io di tener celato al nonno questo mio vizio solitario) passavo interi pomeriggi, sino a consumarmi gli occhi, su I misteri di Parigi, I tre moschettieri, Il conte di Montecristo...
Che dire, 521 pagine che sono di fatto un'ode al genere romanzesco per eccellenza, a quel feuilleton, in cui il gusto per il racconto, per l'invenzione narrativa, la fanno da padrone. E nei diari del capitano Simonini i cliché del genere in questione ci sono tutti: complotti, intrighi, tradimenti, duelli e assassinii, ambientazioni ambigue e misteriose, e chi più ne ha più ne metta.
Per non parlare del protagonista in sé, un vero e proprio antieroe come se ne incontrano pochi. Figlio della borghesia piemontese, Simone Simonini è avvocato e falsario, ma soprattutto è un inguaribile misogino, razzista, antisemita, bugiardo e... incline alla gola. La sua passione per i grandi romanzieri, come Dumas e Sue (e si torna sempre lì ^^) lo ispireranno nella creazione dei suoi scellerati dossier che ne faranno uno dei falsari più ambiti dai governi europei.

E qui entra in gioco l'altra grande protagonista di questo romanzo: la Storia. Perché alla figura letteraria di Simonini e alle sue mistificazioni documentarie fa da contraltare un contesto storico preciso e dettagliato. Eco ci racconta i fatti, né più né meno come sono accaduti ma, si badi bene, dietro ognuno di essi si celano le macchinazioni del Simonini... dove finisce la storia, dove inizia la finzione e viceversa? L'autore gioca come il gatto col topo con il lettore, attraverso voci che  si rincorrono sulla pagina, digressioni e agnizioni... E così eccoci in compagnia di Garibaldi e Ippolito Nievo durante la spedizione dei Mille, tra le barricate parigine della Comune, alla degradazione del capitano Alfred Dreyfus, in una chiesa sconsacrata durante i riti misterici dell'abate Boullan.
E ancora ghetti e massoneria, satanismo e anticlericalismo, spionaggio e controspionaggio... con la sua profonda erudizione e la sottile ironia Umberto Eco ci accompagna attraverso gli scandali e i complotti che hanno caratterizzato l'Europa dalla caduta dell'Ancien Régime ai primi del Novecento.

Cinque pantofole. È stato un lungo viaggio, ricco di colpi di scena, in cui mio malgrado mi sono lasciata trasportare dalle voci del capitano Simonini, di un fantomatico Narratore e di un altero ego sui generis, tale abate Dalla Piccola, che ravvivano le pagine di un diario ingiallito custodito in un vecchio negozio di rigattiere della sordida impasse Maubert... ma Eco mi ha avuta in pugno sin da quell'incipit immaginifico:
Il passante che in quella grigia mattina del marzo 1897 avesse attraversato a proprio rischio e pericolo place Maubert, o la Maub, come la chiamavano i malviventi (già centro di vita universitaria nel Medioevo, quando accoglieva la folla degli studenti che frequentavano la facoltà delle Arti nel Vicus Stramineus o rue du Fouarre, e più tardi luogo dell'esecuzione capitale di apostoli del libero pensiero come Étienne Dolet), si sarebbe trovato in uno dei pochi luoghi di Parigi risparmiato dagli sventramenti del barone Haussmann, tra un groviglio di vicoli maleodoranti, tagliati in due settori dal corso della Bièvre, che laggiù ancora fuoriusciva da quelle viscere della metropoli dove da tempo era stata confinata, per gettarsi febbricitante, rantolante e verminosa nella vicinissima Senna...

Di seguito vi lascio tutte le info relative al volume pubblicato oggi da La Nave di Teseo:

UMBERTO ECO

Il cimitero di Praga
editore: La Nave di Teseo; pagine: 560; EAN: 9788834603444
data di pubblicazione: 10 dicembre 2020
brossura: € 15.20; eBook: € 7.99 

Lungo il XIX secolo, tra Torino, Palermo e Parigi, troviamo una satanista isterica, un abate che muore due volte, alcuni cadaveri in una fogna parigina, un garibaldino che si chiamava Ippolito Nievo, scomparso in mare nei pressi dello Stromboli, il falso bordereau di Dreyfus per l’ambasciata tedesca, la crescita di quella falsificazione nota come I protocolli dei Savi Anziani di Sion, che ispirerà a Hitler i campi di sterminio, gesuiti che tramano contro i massoni, massoni, carbonari e mazziniani che strangolano i preti con le loro stesse budella, un Garibaldi artritico dalle gambe storte, i piani dei servizi segreti piemontesi, francesi, prussiani e russi, le stragi in una Parigi della Comune dove si mangiano i topi, colpi di pugnale, orrendi e puteolenti ritrovi per criminali che tra i fumi dell’assenzio pianificano esplosioni e rivolte di piazza, barbe finte, falsi notai, testamenti mendaci, confraternite diaboliche e messe nere. Ottimo materiale per un romanzo d’appendice di stile ottocentesco, tra l’altro illustrato come i feuilletons di quel tempo. Ecco di che contentare il peggiore tra i lettori. Tranne un particolare. Eccetto il protagonista, tutti gli altri personaggi di questo romanzo sono realmente esistiti e hanno fatto quello che hanno fatto. E anche il protagonista fa cose che sono state veramente fatte, tranne che ne fa molte che probabilmente hanno avuto autori diversi. Ma chi lo sa, quando ci si muove tra servizi segreti, agenti doppi, ufficiali felloni ed ecclesiastici peccatori, può accadere di tutto. Anche che l’unico personaggio inventato di questa storia sia il più vero di tutti, e assomigli moltissimo ad altri che sono ancora tra noi.

CHI ERA UMBERTO ECO:
(1932-2016) filosofo, medievista, semiologo, massmediologo, esordì nella narrativa nel 1980 con Il nome della rosa (Premio Strega 1981) cui seguirono Il pendolo di Foucalt (1988), L'isola del giorno prima (1994), Baudolino (2000), La misteriosa fiamma della regina Loana e Numero zero (2015). Vastissima la sua produzione di saggistica (accademica e non) tra cui si ricordano solo per citarne alcuni: Trattato di semiotica generale (1975), I limiti dell'interpretazione (1990), Kant e l'ornitorinco (1997) ecc.

E ovviamente tornare alle vecchie abitudini significa che non può mancare una colonna sonora e per questo romanzo ho scelto Halsey con la sua Lilith Diablo IV Anthem (feat. Suga). E perché proprio questo brano? Perché il video musicale diretto da Henry Hobson e  pubblicato il 5 giugno 2023 su YouTube come parte della campagna pubblicitaria del videogioco Diablo IV mi ha fatto inevitabilmente pensare alle atmosfere esoteriche e in odore di satanismo del circolo dell'abate Boullan in cui il nostro capitano si ritrova  invischiato...

Nessun commento:

Posta un commento

Accomodatevi, infilate le pantofole e... lasciate un commento!