sabato 2 gennaio 2021

La signora delle camelie


«[...] Se le donne che scelgono questo mestiere vergognoso sapessero prima a che cosa vanno incontro, forse preferirebbero andare a fare le cameriere. E invece ci lasciamo trascinare dal desiderio di possedere vestiti eleganti, carrozze e diamanti; crediamo a quello che ci dicono, perché la prostituzione è come una fede, e a poco a poco consumiamo i nostri cuori, i nostri corpi e la nostra bellezza; siamo temute come bestie feroci, disprezzate come paria, circondate da persone che ci tolgono più di quanto ci diano, e finiamo per morire da sole, come cani, dopo aver rovinato gli altri e noi stesse.»

(Alexandre Dumas, La signora delle camelie)


Buon sabato, lettori in pantofole! Quest'anno non ho pensato a un post dedicato, non ci sono bilanci, buoni propositi, auguri, il 2020 che ci ha lasciato è stato troppo difficile e ci affacciamo tutti al 2021 titubanti e in punta di piedi... Piuttosto, ho deciso di dedicare questa giornata sonnacchiosa all'ultimo romanzo letto prima della vigilia. 
Dopo tanto Oriente, opere innovative e disarticolate, avevo bisogno di un po' di tradizione, di un bel romanzone ottocentesco e quindi mi sono rifugiata tra le pagine di La signora delle camelie di Alexandre Dumas figlio e, si sa, i grandi classici colpiscono sempre, e al cuore 😎.
 

La voce narrante di questo romanzo ci conduce per mano a Parigi dove, in Rue d'Antin, la crème dell'alta società si è data appuntamento per una vendita all'asta. Nella stanza affollata fanno sfoggio di sé, in bella mostra, i beni e gli oggetti personali appartenuti a Marguerite Gautier, giovane donna morta di tubercolosi in solitudine e afflitta dai creditori. Ma chi era Marguerite Gautier? Complici una copia del Manon Lescaut e il cuore spezzato di un giovane borghese, Armand Duval, siamo introdotti alla tragica storia della Signora delle Camelie, la più splendida ed elegante cortigiana di Parigi. Diveniamo spettatori delle sue avventure galanti, delle ricche e opulenti notti della capitale francese, intrise di passioni e follie, ma soprattutto della struggente storia d'amore che la legherà ad Armand condannandola di fatto all'emarginazione e a una fine prematura, perché una cortigiana può concedere l'amore ma non potrà mai ambire ad amare ed essere riamata...

IL MIO PENSIERO
Marguerite assisteva a tutte le prime rappresentazioni e trascorreva le sue serate a teatro o ai balli. Ogni volta che andava in scena un nuovo spettacolo si poteva star certi di vederla insieme a tre cose che portava sempre con sé e che posava sul parapetto del suo palco di primordine: un binocolo, un sacchetto di dolci e un mazzo di camelie.
Una visione, Marguerite Gautier, una visione di bellezza ed eleganza avvolta in pizzi e sete ma anche un'eroina tragica, tanto incrollabile nell'ardore e nel sacrificio di se stessa, quanto fragile nel fisico provato dalla malattia. La sua triste storia d'amore ci viene narrata in retrospettiva, la voce narrante partecipa all'asta nella quale gli oggetti di questa donna che aveva reso folli gli uomini di mezza Parigi sono messi in vendita tra le chiacchiere e le insinuazioni di una società che non prova pietà per le donne come Marguerite... Sarà guarda caso una copia del Manon Lescaut a mettere in moto la dinamica del racconto con l'inevitabile parallelo tra le due giovani donne: la protagonista del romanzo di Prévost e Marguerite Gautier: Manon era morta in mezzo a un deserto, sì, ma tra le braccia dell'uomo che l'amava con tutto se stesso [...] mentre Marguerite, che come Manon aveva peccato e che forse si era convertita, era morta nel letto del suo passato, circondata da un lusso sfrenato, se dovevo credere a ciò che avevo visto, ma anche in un deserto del cuore ben più arido, vasto e impietoso di quello in cui era seppellita Manon.  
Sarà infatti la copia del Manon a condurre dal nostro narratore il giovane Armand Duval che, tra lacrime di dolore e rimorso, rievocherà la sua drammatica storia con Marguerite. Davanti agli occhi del lettore prendono quindi vita le notti sfarzose dell'alta società parigina, tra circoli teatri e boudoir, tra passioni e follie, dove donne come la Gautier risplendono come diamanti preziosi per quanto siano considerate alla stregua di paria. E così l'amore sincero tra due giovani non potrà che avere risvolti tragici, perché gli uomini come Armand possono intrattenere relazioni con mantenute ma non certo sposarle. 

Marguerite sacrifica se stessa per il bene del giovane amante e la sua abnegazione sferza la pagina come una condanna, la condanna che Alexandre Dumas fa calare inesorabile sulle ipocrisie, le illazioni e le malignità che albergano sovrane nel cosiddetto demi-monde parigino e lo fa con un'eleganza e un ritmo narrativo davvero impareggiabili. Il racconto scorre inesorabile come il logorio che divora Marguerite dall'interno, con quadri e descrizioni davvero uniche: si va dai toni cupi e quasi gotici che accompagnano la riesumazione del corpo della giovane, alle modulazioni frivole, eleganti che segnano le scene più mondane per non parlare delle atmosfere bucoliche che fanno da sfondo all'amore tra Armand e Marguerite. 
Ma a brillare sulla pagina è proprio il personaggio di Marguerite Gautier, con il suo fascino, la sua eleganza, l'ironia e il disincanto, la dignità e la grandezza d'animo. Leggenda vuole che il giovane Alexandre Dumas figlio si sia ispirato per la sua eroina a Marie Duplessis, elegante mantenuta parigina, con il quale lo scrittore pare avesse intrecciato una relazione ma il mito di Marguerite travalicherà presto la letteratura consacrato anche nell'opera dalla figura meravigliosa della Violetta di Giuseppe Verdi. 
5 pantofole. Un grande classico della narrativa ottocentesca che rifulge anche per la modernità dei temi trattati, per una rappresentazione femminile a tutto tondo e controcorrente rispetto ai canoni estetici del tempo che nelle cortigiane vedevano incarnati solo valori corrotti e moralmente discutibili, un grande dramma di sacrificio e riscatto ma soprattutto una meravigliosa e tragica storia d'amore.

Ho letto il romanzo nell'edizione della Cranford Collection uscita in edicola nel corso dell'anno, ma devo ammettere che è stata un po' una delusione perché a una copertina bellissima fa seguito un testo assolutamente non curato e pieno di refusi, vi lascio invece tutti i dati dell'edizione economica Feltrinelli:
 
ALEXANDRE DUMAS

La signora delle camelie
(La Dame aux camélias)
editore: Feltrinellipagine: 280; EAN: 9788807900648
data di pubblicazione: 4 settembre 2013
brossura: € 9.50; eBook: € 3.99acquistalo su: Bookdealer

“È da una galoppata in senso stretto che ha origine la fortuna della Signora delle camelie e, successivamente, della Traviata di Giuseppe Verdi. Un giorno di settembre del 1844, infatti, di ritorno da una passeggiata a cavallo Alexandre Dumas figlio si recò al teatro parigino dei Variétés, frequentato soprattutto da ‘un’aristocrazia della galanteria’ composta perlopiù da giovani mantenute e dai loro ricchi protettori. In quel variegato ambiente, quella sera, Dumas figlio incontrò la donna che avrebbe segnato la sua vita e la sua fortuna di romanziere. ‘Era alta e sottile, scura di capelli, il viso rosa e bianco. Aveva la faccia minuta, occhi allungati di smalto, come una giapponese, ma vividi e fieri, le labbra d’un rosso ciliegia, i più bei denti del mondo.’ Si faceva chiamare Marie Duplessis, ed era conosciuta anche per la voracità con la quale dilapidava i patrimoni degli amanti, alcuni dei quali famosi, come ad esempio Franz Liszt” (dalla Postfazione di Cinzia Bigliosi). Alexandre si innamorò dal primo istante di quella giovane, che avrebbe ispirato la protagonista della Signora delle camelie: una grande storia d’amore senza tempo, un libro che sarebbe diventato in breve tempo un classico della letteratura romantica.
Traduzione di: Cinzia Bigliosi

CHI ERA ALEXANDRE DUMAS: 
(Parigi, 1824 - Marly-le-Roy, Île-de-France, 1895) Romanziere e drammaturgo, figlio del celebre e omonimo Alexandre Dumas. 
Come il padre è stato un autore di grande successo, noto soprattutto per il romanzo La signora delle camelie (cui si ispirò Giuseppe Verdi  per la sua opera La Traviata) e per le opere teatrali Le Fils naturel e Un Père prodigue.


E ovviamente la chiusura obbligata per questa recensione non può che essere La Traviata di Giuseppe Verdi. E quindi ci andiamo ad ascoltare quell'aria spettacolare che è Libiamo ne' lieti calici nell'esecuzione altrettanto meravigliosa dei tre tenori al Dodgers Stadium di Los Angeles nel 1994:

2 commenti:

  1. Uno dei classici che più ho amato: capace di calarci nell'atmosfera della Parigi del XIX secolo, di farci sentire la frizzantezza, le contraddizioni, le ipocrisie della società che la popolata e di riconoscere quelle costanti del comportamento che non sono mai cambiate, ma anche personaggi che, come Marguerite, si distinguono su tutto e su tutti. Cosa chiedere di più?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Cristina hai assolutamente ragione! È stato un romanzo nel quale mi sono proprio rifugiata, un grande classico che mi ha fatto davvero piacere scoprire.

      Elimina

Accomodatevi, infilate le pantofole e... lasciate un commento!