La Seattle di quell'epoca aveva un aspetto decisamente comatoso e di notte sembrava contenere nel suo enorme volume sonnolento un esemplare unico di ogni cosa - un solo cane che abbaiava, una sola macchina che non partiva, una sola porta che sbatteva, e via dicendo - e poi un'esagerata, superflua quantità di nulla. [...] Essere solo a Seattle di notte cominciò a sembrarmi spaventoso: c'era tutta quella sovrabbondanza di nulla, e così poco di me.
(Charles D'Ambrosio, Perdersi)

Buonasera lettori in pantofole, come ve la passate in questo primo giorno d'autunno? Io ho deciso di inaugurare la stagione con una recensione direi a tema 😊(anche la foto di copertina lo è, non trovate?). Sì, perché Perdersi di Charles D'Ambrosio mi fa pensare proprio all'autunno, ai suoi silenzi e alle sue malinconie.
È stato il mio primo approccio con questo scrittore e anche se in alcuni punti ho trovato la lettura un po' più lenta e farraginosa, devo dire che il D'Ambrosio saggista mi ha comunque colpita e mi ha messo tanta voglia di conoscere anche il narratore (voi avete letto qualcuno dei suoi racconti?) con il quale spero di cimentarmi presto. Ma intanto veniamo a Perdersi e al senso di isolamento che pervade le sue pagine...