La Seattle di quell'epoca aveva un aspetto decisamente comatoso e di notte sembrava contenere nel suo enorme volume sonnolento un esemplare unico di ogni cosa - un solo cane che abbaiava, una sola macchina che non partiva, una sola porta che sbatteva, e via dicendo - e poi un'esagerata, superflua quantità di nulla. [...] Essere solo a Seattle di notte cominciò a sembrarmi spaventoso: c'era tutta quella sovrabbondanza di nulla, e così poco di me.
(Charles D'Ambrosio, Perdersi)
Buonasera lettori in pantofole, come ve la passate in questo primo giorno d'autunno? Io ho deciso di inaugurare la stagione con una recensione direi a tema 😊(anche la foto di copertina lo è, non trovate?). Sì, perché Perdersi di Charles D'Ambrosio mi fa pensare proprio all'autunno, ai suoi silenzi e alle sue malinconie.
È stato il mio primo approccio con questo scrittore e anche se in alcuni punti ho trovato la lettura un po' più lenta e farraginosa, devo dire che il D'Ambrosio saggista mi ha comunque colpita e mi ha messo tanta voglia di conoscere anche il narratore (voi avete letto qualcuno dei suoi racconti?) con il quale spero di cimentarmi presto. Ma intanto veniamo a Perdersi e al senso di isolamento che pervade le sue pagine...
Le strade di Seattle battute dalla pioggia, una lettera di addio, case mobili prefabbricate, il resoconto di un episodio di violenza domestica, il rapporto con il padre e una lettura molto intima di Salinger... Perdersi è questo e molto altro, una raccolta di saggi e dissertazioni narrative dove è il ritmo della parola a prevalere, assieme a un senso di alienazione, solitudine e abbandono che incombe inesorabile su chi scrive e su chi legge...
IL MIO PENSIERO
Loitering is the act of remaining in a particular public place for a protracted time without any apparent purpose.
Recita così Wikipedia alla voce Loitering: gironzolare, ciondolare senza uno scopo preciso in un luogo pubblico, un'attività che in molte zone degli Stati Uniti è considerata illegale e per questo perseguita. E proprio Loitering è il titolo di questa raccolta di saggi firmati da Charles D'Ambrosio, termine brillantemente tradotto in italiano con Perdersi. Perché di questo si tratta alla fine, un perdersi, un divagare attraverso le parole di D'Ambrosio, attraverso le pagine di queste dissertazioni estemporanee che si affastellano l'una sull'altra.
Biografia, letteratura, cronaca, l'autore affronta gli argomenti più disparati, apparentemente senza alcun filo conduttore: c'è la Seattle degli anni Settanta con il suo appeal comatoso, c'è la cronaca di ieri e di oggi (il caso di Mary Kay Letourneau o la tragedia dell'11 settembre), ci sono le pagine toccanti dedicate alla perdita del fratello (morto suicida all'età di 21 anni) e al difficile rapporto con il padre e ci sono quelle intrise di letteratura e di nomi quali Salinger, Carver e Brautigan. Ma sia che parli di un romanzo, un individuo o un luogo, alla fine il tema comune, in grado di unire ogni singola pagina, è facilmente ravvisabile: è quel senso di malinconia, solitudine e isolamento che trasuda dalla voce del narratore e che incombe inesorabile anche sul lettore. Un isolamento che è sì fisico, dato dalla geografia dei luoghi tipica del nord ovest ma anche e soprattutto mentale, un isolamento dell'anima.
Charles D'Ambrosio è stato una scoperta, il suo dialogare estemporaneo mi ha colpita, pure devo ammettere che non tutti i saggi presenti nel libro mi hanno convinta. Ho trovato alcune parti decisamente lente e farraginose, agli antipodi rispetto ad altre, cariche di poesia malinconica. Caccia alle balene nel profondo Ovest, ad esempio, mi ha trovata perplessa nella sua descrizione delle tradizioni degli indiani Makah mentre Seattle, 1974 e Col passar del tempo, un motivetto innocuo: Richard Brautigan mi hanno letteralmente colpita al cuore. Sicuramente non è un libro facile, la lettura non è scorrevole, piana quanto piuttosto da "pizzicare", scegliere, saltando tra una dissertazione e l'altra.
Tre pantofole e mezzo. Un incontro decisamente particolare quello con D'Ambrosio ma che ha risvegliato tutta la mia curiosità e il desiderio di conoscere meglio lo scrittore di racconti che vaga sotto la pioggia per le strade di Seattle: quanto a me, gironzolo di notte, facendo lunghe passeggiate per schiarirmi la testa prima di sedermi davanti alla macchina da scrivere, camminando per un paio d'ore mentre tutte le novità belle e desiderabili mi scorrono davanti come in sogno, fuori portata, e sbircio dentro le vetrine dei nuovi ristoranti e dei nuovi negozi e vedo tutte le persone nuove ma non entro, forse perché mi sento più a mio agio quando interpreto l'uomo che se ne sta fuori sotto la pioggia, o che semplicemente passa di lì mentre torna a casa per scrivere.
Di seguito vi lascio tutti dati del volume, uscito per Minimum Fax nel 2016:
CHARLES D'AMBROSIO
Perdersi
(titolo originale: Loitering)
editore: minimum fax; pagine: 430; EAN: 9788875217464
data di pubblicazione: 3 novembre 2016
Perdersi è un libro che ci regala qualcosa di prezioso: la libertà di esplorare, il piacere di abbandonare le idee precostituite e abbracciare l'incertezza. D'Ambrosio instaura infatti un dialogo intimo con il lettore e, attraverso una prosa armoniosa ed equilibrata e uno stile frizzante, lo coinvolge in una conversazione continua con se stesso. La raccolta - che si colloca nella tradizione del New Journalism di Joan Didion e Hunter Thompson - si apre con due saggi ambientati a Seattle, luogo natale dell'autore, dissertazioni ironiche e decisamente folli sulla città prima che diventasse di moda, passando poi a uno scritto su Il giovane Holden in cui si esplora la perdita di identità. Ma che parli di una città, un personaggio o la sua stessa storia familiare, è l'isolamento il grande soggetto di D'Ambrosio che in Perdersi, attraverso il linguaggio del saggio narrativo, sfida le convenzioni mettendosi in discussione in un modo che una storia o un racconto breve non avrebbero permesso. Un esempio lucido di moderno romanzo.
Traduzione di: Martina Testa.
(1958) è nato e cresciuto a Seattle. È autore di due raccolte di racconti – Il museo dei pesci morti e Il suo vero nome – entrambe pubblicate da minimum fax e segnalate fra i libri dell’anno dal New York Times. Ha vinto il Whiting Award, e per tre volte è stato incluso nella prestigiosa antologia annuale Best American Short Stories.
E chiudo questa recensione con un pezzo dei Soul Asylum. La lettura di Seattle, 1974 mi ha inevitabilmente fatto pensare a Runaway Train (Grave Dancers Union, 1992) con il suo desiderio di evadere, partire magari da quello stesso binario sbagliato cantato da Dave Pirner:
Subito in lista! ;)
RispondiEliminaBene! Felice di averti incuriosito ^^ Io penso che leggerò presto anche la raccolta Il museo dei pesci morti
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