domenica 21 ottobre 2018

Il buio dietro di me


In prigione il tempo non esiste, a meno che non si riesca a crearselo da soli. La gente che vive fuori sembra credere che in carcere il tempo passi lentamente, ma non è così. La verità è che non passa proprio. È un vuoto eterno e ogni momento è privo di significato perché è privo di contesto. Domani può benissimo essere ieri. Ecco perché la stagnazione è tanto intrinseca alla vita in carcere: perché non c'è nessun movimento, di nessun tipo.
Esiste un unico modo per evitare di essere inghiottiti in un solo boccone dal malessere, dalla disperazione e dalla solitudine, e consiste nel creare una routine a cui attenersi qualunque cosa accada. In prigione non si passa il tempo: lo si crea.
(Damien Echols, Il buio dietro di me)


Buona domenica, lettori in pantofole! Quest'oggi vi parlo di una lettura davvero intensa, un libro che mi ha profondamente colpita, catapultandomi in una realtà estranea per quanto reale nel suo orrore. Mi sono avvicinata a Il buio dietro di me dopo aver visto il documentario West of Memphis (di Peter Jackson e Fran Walsh) dedicato appunto al caso dei Tre di West Memphis e a seguire Devil's Knot il film sull'omonimo caso. Volevo assolutamente leggere il punto di vista e la biografia di Damien Echols, un uomo che ha passato 18 anni nel braccio della morte pur essendo completamente estraneo ai fatti che gli venivano imputati. Una lettura che si è rivelata sconvolgente, come sconvolgenti, appunto, sono stati gli eventi che hanno condotto alla condanna di Echols...


Il 6 maggio 1993 a West Memphis, Arkansas, vennero ritrovati i corpi di tre bambini di 8 anni: Chris Byers, Michael Moore e Stevie Branch. Erano nudi e avevano i polsi e le caviglie legati con i lacci delle loro scarpe. L'efferatezza dei delitti e le circostanze del ritrovamento, portarono gli inquirenti a pensare che gli omicidi potessero essere il risultato di una qualche "attività di culto", di un rituale satanico. Un'ondata di panico, di isteria collettiva, si impadronì della cittadinanza e le stesse forze dell'ordine si focalizzarono su di un'unica pista investigativa: iniziò una vera e propria caccia alle streghe. Indagini affrettate, testimonianze estorte, sospetti infondati e un processo sommario portarono all'incriminazione e alla condanna di tre adolescenti: Damien Echols, Jason Baldwin e Jessie Misskelley. Ribattezzati dalla stampa quali i Tre di West Memphis furono accusati di atti satanici e omicidio e condannati all'ergastolo senza possibilità di libertà sulla parola con altri quarant'anni di carcere da scontare in aggiunta; Damien Echols identificato come il "capobanda" fu condannato a morte. Soltanto dopo diciotto anni di sofferenza e orrore i tre hanno potuto vedere riaperto il proprio caso e solo grazie a un cavillo giudiziario, riconquistare la libertà. Damien Echols ripercorre in questa biografia la sua vita nel Sud degli Stati Uniti, gli eventi che lo hanno condotto nel braccio della morte e gli anni di disperazione e lotta dalla cella di un carcere di massima sicurezza. Poi l'incontro con Lorri Davis, l'interessamento di personalità quali Johnny Depp, Eddie Vedder, Peter Jackson e Marilyn Manson, i documentari e la riapertura del caso. Grazie all'accordo Alford, oggi Damien Echols è un uomo libero ma giustizia non è ancora stata fatta per i Tre di West Memphis così come per Chris Byers, Michael Moore e Stevie Branch uccisi nel lontano 1993...      

IL MIO PENSIERO
Il meglio che posso augurarvi è di non dover mai vedere l'interno di un posto simile. Questo è un inferno, privo di qualunque cosa renda la vita degna di essere vissuta.
Usa queste parole Damien Echols per riferirsi alla sua cella, quel buco di cemento che è stato la sua casa per diciotto anni. Forse mi sono dilungata un po' troppo nel riassumere la storia dei Tre di West Memphis, qui sopra, ma volevo dare gli estremi a chi non ha mai seguito questo caso di capire il contesto, perché se cercate informazioni dettagliate sugli omicidi e sul processo che ne seguì non le troverete in questo libro. 
Il buio dietro di me raccoglie scritti, lettere, riflessioni che Damien Echols ha scritto nell'arco di diciotto anni e ha poi deciso di riunire in questo libro: una forma di catarsi, il tentativo di liberarsi dei traumi e delle sofferenze vissuti nel braccio della morte. Certo, i riferimenti agli eventi che lo hanno condotto alla condanna ci sono, ma non si tratta di una ricostruzione ordinata e cronologica del caso dei Tre di West Memphis, quanto di un lungo memoir in cui Echols verga nero su bianco un'esperienza personale tragica e orribile. 
A partire dall'infanzia nomade vissuta nelle periferie e nei campi roulotte: un white trash, un poveraccio bianco, si definisce, raccontando la dura quotidianità e i rapporti tesi con il patrigno e con la madre. E ancora l'adolescenza, l'acume e l'originalità di un giovane che per questo motivo si è sempre sentito ai margini, un freak rispetto a quello che era il tessuto sociale, il contesto nel quale si trovava a vivere: Ero rasato a zero su un lato della testa, mentre sull'altro tenevo i capelli lunghi. portavo gli anfibi mentre tutti indossavano l'ultimo modello di Nike. Avevo orecchini a entrambe le orecchie e un piercing a un capezzolo [...] Adesso, un anello al naso è scioccante più o meno quanto un bicchiere di latte. Le cose, però nel Sud sono sempre diverse.

Sarà questa originalità a decretare in un certo senso la condanna di Damien Echols, unita alla curiosità per l'occulto e il misticismo e alla passione per la musica heavy metal. Così, il suo memoir si fa anche denuncia nei confronti di una società chiusa, bigotta e ignorante che vede nel diverso la fonte di ogni male, l'espressione di ogni perversione. Una denuncia che si allarga ad abbracciare il sistema giudiziario che facendo suo il metro di giudizio di quella stessa comunità ha condotto indagini sommarie, costruito un castello probatorio assolutamente assurdo e, violando ogni forma di libertà e diritto, condannato a morte un innocente.
La descrizione degli anni di prigionia vissuti nel braccio della morte è straziante e alienante, a colpirmi profondamente in questo libro è stata proprio la forza e la profondità con cui Damien Echols è riuscito a comunicare il proprio vissuto, le proprie esperienze. Il lettore si ritrova invischiato nelle riflessioni e nelle emozioni di un ragazzo che si è fatto uomo durante gli anni di prigionia e che ha dimostrato una saggezza e una forza di volontà non comuni e soprattutto la capacità di volgere in positivo un evento così traumatico e distruttivo. L'incontro con la meditazione zen e le filosofie orientali e poi quello con Lorrie Davis, il grande amore della sua vita, saranno per Damien Echols l'inizio della rinascita, così come l'interessamento al caso di personaggi quali Johnny Depp, Eddie Vedder e Peter Jackson che tanta parte hanno avuto nella riapertura delle indagini e poi nella liberazione dei Tre di West Memphis. È anche grazie a loro se Damien Echols oggi è un uomo libero, eppure la parola "fine" non può ancora essere apposta sul suo fascicolo, perché lo stato dell'Arkansas non ha riconosciuto i propri errori e le proprie colpe, perché Damien Echols è libero per un cavillo giudiziario ma non è ancora stato riconosciuto innocente, perché un assassino è ancora a piede libero dopo oltre vent'anni.

Cinque pantofole. Un libro che mi ha colpita profondamente, una denuncia lucida delle condizioni del sistema carcerario americano e di un caso giudiziario a dir poco sconvolgente ma anche un racconto straordinario di rinascita personale e riscatto: Voglio rendere il mondo un posto più magico. Dare alla magia una forma apprezzabile, capace di cambiare la vita della gente. Creare arte che comunichi la volontà  di respingere per sempre il mondo mediocre e prosaico da cui siamo circondati. Che i miei strumenti siano i tarocchi, il lavoro di gruppo sull'energia interiore o la fotografia, voglio condividere con gli altri tutta la meraviglia e la bellezza che ho scoperto restando intrappolato in una cella per quasi vent'anni. 

Di seguito vi lascio tutti i dati del volume, pubblicato da Einaudi nel 2013 ma se volete approfondire il caso di Damien Echols vi suggerisco anche il documentario West of Memphis (2012) e il sito dedicato al caso dei Tre di West Memphis wm3.org.

DAMIEN ECHOLS

Il buio dietro di me
(titolo originale: Life After Death)
editore: Einaudipagine: 476; EAN: 9788806214418
data di pubblicazione: 5 marzo 2013
brossura: € 19.00; eBook: € 8.99; acquistalo su: Giunti al Punto

Nel 1993 tre ragazzi dell'Arkansas (Jason Baldwin, Jessie Misskelley e Damien Echols) sono arrestati con l'accusa dell'omicidio di tre bambini. Il processo, celebrato in un clima di isteria collettiva, usò false testimonianze e prove incerte. Ma bisognava trovare subito un colpevole. Baldwin e Misskelley furono condannati all'ergastolo; Echols, considerato il capo del gruppo, fu spedito nel braccio della morte. Nei diciotto anni che seguirono, mentre Echols attendeva in carcere l'esecuzione della pena, che poteva essere decisa da un giorno all'altro, si consolidò un enorme movimento che lavorò per dare sostegno e riaprire il processo. Numerosissime furono le persone del mondo dello spettacolo che si mobilitarono per raccogliere fondi. Nel 2011, dopo aver preso in considerazione una serie di nuove prove, la Corte e lo Stato dell'Arkansas decisero di rilasciare i tre detenuti. Echols fu scarcerato ad agosto. Da allora vive a New York, con Lorri, la donna conosciuta e sposata durante la detenzione, che per anni ha coordinato il movimento, e ne è stata la prima scintilla. Traduzione di: Stefano Massaron.

CHI È DAMIEN ECHOLS:
è nato nel 1974 ed è cresciuto in Mississippi, Tennessee, Maryland, Oregon e Arkansas. A diciott'anni è stato ingiustamente accusato, insieme a Jason Baldwin e Jessie Miskelley - conosciuti insieme a lui come i Tre di West Memphis - dell'omicidio di tre bambini di otto anni.
Echols e la moglie, Lorri Davies, abitano a New York. I diritti del libro sono stati opzionati da Johnny Depp e dalla sua casa di produzione Infinitum Nihil.


Non si scopre mai quanto si ha bisogno della musica fino a che non si smette di averla. Mi mancava così tanto che mi faceva male il cuore (Damien Echols).
E allora chiudo con i Metallica e la loro ... And Justice for All dall'album omonimo del 1988, qui nella versione live del Damaged Justice Tour.

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