La causa di tutto ciò era da ricercare nella grande confusione generata dalla riunificazione pacifica, arrivata per tutti come un fulmine a ciel sereno; il recupero degli armamenti e la relativa amministrazione dell’esercito repubblicano furono ben poco efficienti. E questo fu soltanto uno dei migliaia di demoni liberati il 9 maggio 2018 alle quattro del pomeriggio, quando sulla penisola coreana si aprì bruscamente il vaso di Pandora.
(Lee Eung-jun, Vita privata di una nazione)

Vita privata di una nazione è un romanzo complesso, un romanzo in cui da tempo volevo tuffarmi. Perché Lee Eung-jun gioca con la penna, rimescola le carte, i generi, costruendo un noir che però profuma di distopia, colorandolo di venature soprannaturali e soprattutto intessendolo strettamente con la storia di un popolo da tempo diviso, esorcizzando il tema tutt’altro che semplice, anzi quasi un tabù, della riunificazione delle due Coree. Il tutto con uno stile narrativo incalzante, cinematografico, che in diversi punti mi ha ricordato le scene pirotecniche dell’hongkonghese John Woo…


