Ed eccomi a Houston, anticamera del viaggio alla luna, anticipazione del nostro futuro, che pedalo insieme a McDivitt professione astronauta, su un tandem, lungo i viali di Nassau Bay, sobborgo di Houston. In fondo vale la pena pagare le tasse anche in questo Paese: t'offre tante sorprese. Il modo in cui vivono pensano pregano gli abitanti di Nassau Bay, per esempio. [...] E lascia perdere se parlo degli astronauti, creature di fantascienza: son tali quando vanno nel cosmo e affrontan la morte, quaggiù sono come gli altri.
(Oriana Fallaci, Viaggio in America)
Buon weekend lettori in pantofole! Immagino che molti di voi stiano invadendo le strade di Milano per il BookCity ^^
Be' non mi resta che augurarvi un buon soggiorno e invidiarvi anche un po' (il lavoro, da smazzare anche nel fine settimana, non mi permette di partecipare) mentre mi appresto a scrivere una nuova recensione per Libri in pantofole. E questa volta tocca a Oriana Fallaci con Viaggio in America. Quando ho scovato questa raccolta di scritti della grande giornalista toscana non sono riuscita a trattenermi, troppa la curiosità di conoscere le grandi contraddizioni del continente americano attraverso i suoi occhi e la sua penna. Ed è stato un viaggio davvero intenso, ricco di spunti e di riflessioni...
Viaggio in America raccoglie gli scritti di Oriana Fallaci tra il 1965 e il 1967. Una serie di articoli e lettere pubblicati sull'«Europeo» (il giornale per cui la Fallaci scriveva in quegli anni) e che raccontano la sua vita a New York, dove si era trasferita a vivere proprio nel 1965, e il suo tentativo di conoscere e far conoscere un Paese così vasto e ricco di contraddizioni.
La troviamo così nella Grande Mela alle prese con le mille follie di una metropoli frenetica e in perenne mutamento, la seguiamo dietro le quinte degli spettacoli di Broadway tra attori e divi. La rincontriamo a Houston, dove gli astronauti scrivevano il futuro, e poi a Los Angeles mentre prende il sole a bordo piscina con personaggi del calibro di Warren Beatty o Jane Fonda. Infine eccola su un auto mentre con l'amica Shirley MacLaine, compagna di tante avventure, attraversa i grandi spazi dell'entroterra americano dalla Death Valley a Las Vegas, dagli ultimi insediamenti dei nativi al Texas, giù fino all'Alabama della lotta per i diritti civili. Un viaggio che si fa infinito, in un terra senza confini ma proprio per questo impossibile da abbracciare interamente, impossibile da capire fino in fondo...
La troviamo così nella Grande Mela alle prese con le mille follie di una metropoli frenetica e in perenne mutamento, la seguiamo dietro le quinte degli spettacoli di Broadway tra attori e divi. La rincontriamo a Houston, dove gli astronauti scrivevano il futuro, e poi a Los Angeles mentre prende il sole a bordo piscina con personaggi del calibro di Warren Beatty o Jane Fonda. Infine eccola su un auto mentre con l'amica Shirley MacLaine, compagna di tante avventure, attraversa i grandi spazi dell'entroterra americano dalla Death Valley a Las Vegas, dagli ultimi insediamenti dei nativi al Texas, giù fino all'Alabama della lotta per i diritti civili. Un viaggio che si fa infinito, in un terra senza confini ma proprio per questo impossibile da abbracciare interamente, impossibile da capire fino in fondo...
IL MIO PENSIERO
Non c'è che dire: New York è un bel posticino, un posto affettuoso, gentile, e io sono molto contenta di vivere qua.
Con la sua tagliente ironia, il piglio polemico e le sue impareggiabili doti affabulatorie, Oriana Fallaci ci racconta un'America lontana nel tempo. C'era ancora il muro di Berlino, si combatteva in Vietnam e il Ku Klux Klan la faceva da padrone nell'estremo sud del Paese. Eppure, i contrasti, le stravaganze, le follie non erano così diverse da quelle che contraddistinguono gli Stati Uniti del nostro ventesimo secolo.
Anzi, leggendo le esilaranti riflessioni sulla campagna elettorale di John Lindsay, l'allora aspirante sindaco di New York (Qualunque sia il vostro problema, una fermata d'autobus, una fermata di subway, un dolore, ditelo a John) non ho davvero potuto fare a meno di chiedermi cosa mai avrebbe pensato e scritto Oriana Fallaci delle presidenziali di questo 2016.
Eppure l'America che ci descrive Oriana non è solo quella dei grattacieli, della vita frenetica ed estremamente violenta delle metropoli o dei palazzi del potere, c'è anche l'America rilassata, l'America tutta lustrini dei divi e delle dive di Hollywood, l'America che con la sua ricchezza e la sua comodità ammala di una malattia per cui non c'è medicina e si chiama indifferenza, pigrizia.
E ancora, c'è l'America del futuro, degli astronauti e del viaggio sulla luna e quella dei nativi americani, orgogliosi e fedeli portavoce delle tradizioni del passato o corrotti da quel sogno americano chiamato consumismo. Infine c'è l'America del razzismo, dei diritti civili, l'America di Delma, nove anni, due trecce crespute, due occhi colmi di coraggio, che combatte per il suo diritto ad andare a scuola.
Un viaggio a 360° in un terra infinita, senza confini, tra descrizioni incomparabili, riflessioni divertite e amare, tra plauso e invettiva, tra mille storie e mille personaggi.
Oriana Fallaci racconta un'America che non è riuscita a capire fino in fondo ma che nonostante tutto ha amato, un'America troppo vasta e variegata per riuscire ad abbracciarla tutta quanta e al termine del suo viaggio con l'amica Shirley MacLaine questo è il bilancio:
il viaggio è finito, e concludo che il bilancio lo fece già lei: quando partimmo e mi disse ricordati che sintetizzare è impossibile perché l'America è tutto. È l'uomo di Rhyolite con la zampa di dinosauro, è l'avvocato divorzista di Las Vegas, le slot machine di Las Vegas, la famiglia Navajo di Tuba, i Pueblo imbroglioni di Acoma, il giudice di Buonanotte, il cowboy di Oklahoma, lo sceriffo di Parigi, la sindachessa di Mosca, il professor Rosenbaum di Firenze, Unita la negra di Jackson. Tutto. Ma soprattutto, mi sbaglierò, è questa donna appassionata, orgogliosa, intelligente, irritante, disubbidiente che m'ha accompagnata per oltre due settimane fin qui. Forse non ho visto molto in queste due settimane, forse ho capito ancor meno, ma una cosa l'ho capita eccome: attraverso di lei. L'allucinante mistero che chiamano America ha ancora da insegnarci qualcosa: a disubbidire, ad esempio, e a studiare il latino.
Neanche nel fare un resoconto di quelle che sono state due settimane scomode alla scoperta della cosiddetta Real America Oriana Fallaci rinuncia all'ironia e alla polemica eppure il lettore (o almeno la sottoscritta) avrebbe pagato chissà cosa per essere su quella automobile. Quattro pantofole.
Di seguito vi lascio tutti i dati del volume, pubblicato in edizione BUR nel luglio del 2015:
ORIANA FALLACI
Viaggio in America
editore: Rizzoli; pagine: 311; EAN: 9788817083362
data di pubblicazione: 9 luglio 2015
brossura: € 11,00; eBook: 6,99; acquistalo su: Giunti al Punto
Il primo viaggio a New York della Fallaci risale al 1955. Dieci anni dopo Oriana decide di trasferirsi lì e con un tono lieve e brillante racconta per "L'Europeo" la vita quotidiana in un mondo dove le dimensioni delle cose acquistano a volte un aspetto "mostruoso" per chi è abituato a usare il metro italiano. Nei racconti di Oriana si alternano le chiacchiere a bordo piscina durante i party hollywoodiani e i teenager americani protagonisti delle trasformazioni politiche e sociali, un incontro con Pasolini a New York e un viaggio on the road con l'attrice Shirley MacLaine, lo sfarzo dei grandi alberghi di Las Vegas e la desolazione delle ghost town, le città fantasma abbandonate "come si abbandona un'amante sgradita". Attraverso i suoi scritti la Fallaci insegue il segreto di un Paese impaziente "che non si affeziona mai a nulla, cambia sempre indirizzo, si stacca senza dolore da tutto: genitori, figli, coniugi, case, paesaggio". Un Paese però elettrizzante, che Oriana riesce a raccontare in tutta la sua energia, regalando ai lettori un sorprendente ritratto da cui traspare il legame intimo e poetico con quella che poi diventerà la sua seconda patria.
editore: Rizzoli; pagine: 311; EAN: 9788817083362
data di pubblicazione: 9 luglio 2015
brossura: € 11,00; eBook: 6,99; acquistalo su: Giunti al Punto
Il primo viaggio a New York della Fallaci risale al 1955. Dieci anni dopo Oriana decide di trasferirsi lì e con un tono lieve e brillante racconta per "L'Europeo" la vita quotidiana in un mondo dove le dimensioni delle cose acquistano a volte un aspetto "mostruoso" per chi è abituato a usare il metro italiano. Nei racconti di Oriana si alternano le chiacchiere a bordo piscina durante i party hollywoodiani e i teenager americani protagonisti delle trasformazioni politiche e sociali, un incontro con Pasolini a New York e un viaggio on the road con l'attrice Shirley MacLaine, lo sfarzo dei grandi alberghi di Las Vegas e la desolazione delle ghost town, le città fantasma abbandonate "come si abbandona un'amante sgradita". Attraverso i suoi scritti la Fallaci insegue il segreto di un Paese impaziente "che non si affeziona mai a nulla, cambia sempre indirizzo, si stacca senza dolore da tutto: genitori, figli, coniugi, case, paesaggio". Un Paese però elettrizzante, che Oriana riesce a raccontare in tutta la sua energia, regalando ai lettori un sorprendente ritratto da cui traspare il legame intimo e poetico con quella che poi diventerà la sua seconda patria.
CHI ERA ORIANA FALLACI (1929-2006):
fiorentina, è stata definita "uno degli autori più letti ed amati del mondo" dal redattore del Columbia College of Chicago che le ha conferito la laurea ad honorem in letteratura. Ha intervistato i grandi della Terra e come corrispondente di guerra ha seguito i conflitti più importanti del nostro tempo, dal Vietnam al Medio Oriente. I suoi libri, tradotti in tutto il mondo, sono disponibili in BUR.
E un libro del genere non può che chiudersi con un brano che cerca di racchiudere in parole e in musica il senso di un Paese. Scritta da Paul Simon, America raggiunse il successo negli anni Sessanta divenendo uno dei brani più famosi del celebre duo Simon & Garfunkel e noi ce l'andiamo ad ascoltare nella versione originale:
E un libro del genere non può che chiudersi con un brano che cerca di racchiudere in parole e in musica il senso di un Paese. Scritta da Paul Simon, America raggiunse il successo negli anni Sessanta divenendo uno dei brani più famosi del celebre duo Simon & Garfunkel e noi ce l'andiamo ad ascoltare nella versione originale:
Aspetto di conoscere a Oriana, la sia ironia e vena polemica, grazie per la recensione, titolo segnato. Un abbraccio
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