venerdì 29 settembre 2017

La casa tonda


Dal punto di vista del governo, l'unico modo in cui puoi capire se uno è un indiano è quando guardi la storia di quella persona. Ci devono essere degli antenati di antica data che hanno firmato dei documenti o sono stati riconosciuti come indiani dal governo degli Stati Uniti, qualcuno identificato come membro di una tribù. E poi, dopo questo controllo, devi guardare qual è la quantità di sangue di quella persona, quanto sangue indiano ha che appartiene a una tribù. [...] In altri termini, essere un indiano è, per molti aspetti, un incubo burocratico.   

(Louise Erdrich, La casa tonda)


Buon venerdì lettori in pantofole! Si torna a parlare di libri e si torna a parlare di TBR, già perché il romanzo di cui vi racconto oggi fa parte del mio progetto 50 libri per 50 stati (trovate qui il post che tengo sempre aggiornato), un viaggio negli Stati Uniti attraverso la sua letteratura.
La casa tonda della Erdrich mi ha potato nel North Dakota degli anni Ottanta con una storia molto particolare ambientata nella riserva dei nativi Chippewa. Un romanzo con molti pregi ma anche qualche difetto, una lettura intensa e allo stesso tempo "difficile"...


1988: Joe ha 13 anni e si sta preparando a un'estate fatta di corse in bicicletta con gli amici di sempre, di pomeriggi passati a raccontarsi gli episodi di Star Trek e di feste e cerimonie tradizionali. Eppure in un sonnacchioso pomeriggio di sole tutto cambia: per sempre. Joe e suo padre, il giudice Coutts, dovranno fare i conti con un evento drammatico: la mamma di Joe viene brutalmente aggredita, seviziata, e sopravvive per miracolo. È un fatto di inaudita violenza che scuote dalle fondamenta la comunità Chippewa in cui Joe è cresciuto. Lo shock, il dolore e la paura hanno ridotto Geraldine ad un ostinato mutismo e le indagini per assicurare il colpevole alla giustizia si fanno da subito difficili, complesse.  Del resto il diritto indiano si scontra da sempre con le leggi federali, con la burocrazia, con la storia che pesa sulle spalle di un intero popolo costretto a vivere segregato e Joe si rende conto che se vuole trovare la verità dovrà cercarla con le sue sole forze... 

IL MIO PENSIERO

Speravo vagamente che stesse per succedere qualcosa. [...] Un avvenimento che capita di rado. Un avvistamento. Una vincita alla lotteria, anche se la domenica non era giorno di lotterie e per mia madre sarebbe stato assolutamente insolito giocare. Era questo che volevo, però, qualcosa al di fuori dell'ordinario. Solo questo. 
È così che inizia la storia di Joe o Oops come lo ha sempre chiamato suo nonno, il vecchio Mooshum, con un ragazzino che in un sonnacchioso pomeriggio d'estate spera che accada qualcosa di straordinario, qualcosa che venga a interrompere la tranquilla monotonia della vita nella riserva indiana in cui è nato e cresciuto. Non può neanche immaginare il terremoto che di lì a poco sovvertirà per sempre la sua esistenza. Perché di terremoto stiamo parlando, di un evento così brutale ed efferato che cattura da subito il lettore catalizzando la sua attenzione. Louise Erdrich parte in quarta, un avvio di romanzo che è come il fuoco sulla polvere da sparo: un crimine, un crimine che deve essere risolto. Ma, badate bene, non stiamo parlando di un giallo anche se spesso questo romanzo viene così presentato, e l'aggressione subita da Geraldine è solo l'ingranaggio che mette in moto una narrazione molto più vasta: la vita nelle riserve indiane, la legge e la burocrazia che devono fare i conti con la storia di un popolo violato, tradizioni e modernità, razzismo... Sono tanti i temi che Louise Erdrich affronta attraverso gli occhi di Joe; perché è sempre Joe la voce narrante di questa storia, un Joe adulto che rivive per il lettore gli avvenimenti di quella lontana estate del 1988.

Se dovessi indicare un genere per questo romanzo, parlerei di formazione: perché Joe si addormenta bambino e si risveglia uomo. Deve fare i conti con la sua coscienza, la sua idea di giustizia, di verità, con ciò che ritiene giusto e ciò che ritiene sbagliato. 
Ed è un percorso tormentato quello che sancisce la perdita dell'innocenza, un percorso tortuoso, lastricato di eventi e personaggi. Ci sono Cappy, Zack e Peace, gli amici d'infanzia, ci sono i gemelli Linda e Lindon e la loro storia di rifiuto e sopraffazione, ci sono zio Whitey e Sonja, zia Clemence e Mooshum. Ed infine le mille tradizioni del popolo Ojibwe: la cerimonia del powwow, la leggenda della casa tonda che tanta parte avrà nel dramma di Geraldine e ancora la storia di Nanapush e della vecchia nonna bisonte.
Ecco, forse è proprio qui che sta l'inghippo: i fili narrativi sono così tanti che qualche volta si inceppano, si aggrovigliano e così ho trovato la parte centrale del romanzo un po' troppo lenta, così diversa da quell'incipit ritmato e dal finale che torna a sopraffare il lettore, destabilizzandolo. La storia del popolo Ojibwe e delle sue usanze non mi ha coinvolta come mi sarei aspettata, per quanto narri la tragedia della cattività, della segregazione nelle riserve. Certo è affrontata da un punto di vista accattivante, quello delle nuove generazioni (Joe, Cappy, Zack e Peace) che devono fare i conti con il proprio passato, il presente e il futuro ma risulta sciapa, priva di colore se paragonata alla parte iniziale e finale del romanzo.

E per finire lo stile. La scrittura della Erdrich è evocativa, magnetica e complessa al tempo stesso. Devo dire che mi sono dovuta fare strada tra le sue parole e a volte l'assenza del virgolettato, che immagino sia un marchio di fabbrica di questa autrice, mi ha messa in difficoltà. Tre pantofole. La casa tonda è un romanzo dalle mille sfaccettature che nonostante tutto mi ha sorpresa e coinvolta, una storia di violenza, di giustizia negata e rivendicata, ma anche una storia straordinaria di lealtà e amicizia: Avevo tre amici. Con due di loro continuo a tenermi in contatto. L'altro è una croce bianca nel nord del Montana. Là è segnata la dipartita del suo corpo, voglio dire. Quanto al suo spirito, lo porto con me sotto forma di un tondo sasso nero. Me lo diede quando scoprì cos'era successo a mia madre.

La casa tonda è uscito per Feltrinelli nel 2013 ma di seguito vi lascio tutti i dati dell'edizione economica più recente:
  
LOUISE ERDRICH

La casa tonda
(titolo originale: The Round House)
editore: Feltrinellipagine: 381; EAN: 9788807883897
data di pubblicazione: 16 aprile 2014
brossura: € 10.00; eBook: € 6.99; acquistalo su: Giunti al Punto

1988. La comunità di una riserva indiana nel North Dakota è scossa da un crimine di un'efferatezza inedita per quei luoghi. La moglie del giudice Coutts, Geraldine, che ha subito l'aggressione, si è chiusa nel silenzio ed è caduta in una profonda depressione. Se è viva, lo deve alla propria presenza di spirito: ha approfittato di un momento di distrazione dell'assalitore ed è fuggita in automobile. Sembra che dopo averle usato violenza, l'uomo abbia tentato addirittura di bruciarla viva cospargendola di benzina. "Sembra", perché la faccenda presenta molti lati oscuri e perché la vittima si rifiuta di parlarne. Assistito dalle due polizie che operano all'interno della riserva, quella indiana e quella americana, Coutts inizia a indagare. Ma Coutts non è un giudice d'assalto, il suo lavoro si è sempre limitato a liti tra vicini, furtarelli, piccole truffe, ubriachezza, un po' di droga. Toccherà al figlio tredicenne Joe intervenire per cercare di far luce sul mistero.

CHI È LOUISE ERDRICH:
nata in Minnesota nel 1954, è autrice di quattordici romanzi, poesie, racconti, libri per l’infanzia e di un memoir sulla sua precoce maternità. Molto premiata per la sua opera, è unanimemente considerata una delle più importanti scrittrici americane contemporanee. In Italia sono stati pubblicati. Medicina d'amore (Mondadori, 1985) Tracce (Feltrinelli, 1992), La casa di betulla (Feltrinelli Kids, 2006), Passo nell’ombra (Feltrinelli, 2011) e Il giorno dei colombi (Feltrinelli, 2014), LaRose (Feltrinelli, 2016). Con La casa tonda Louise Erdrich si è aggiudicata nel 2012 uno dei più importanti e ambiti premi americani, il National Book Award.

I Rolling Stones esplosero dalle casse e si viaggiò con i vetri dei finestrini abbassati e il vento che entrava a raffiche nella macchina... 
Tre amici, un'auto e i Rolling Stones, be' non posso che chiudere con Waiting On a Friend (Tattoo You, 1981) qui nella versione live dal Sun Devil Stadium di Tempe 1981:

2 commenti:

  1. Ciao!
    Molto bella questa recensione e il libro mi ispira molto ;)

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    1. Grazie mille Buona lettura! Non posso dire che La casa tonda mi abbia conquistata su tutta la linea ma la Erdrich è decisamente interessante e adesso vorrei leggere LaRose e Il giorno dei colombi.

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