giovedì 17 settembre 2015

È LA VITA, JOY


Camminava a testa alta, la pelle bianca lentigginosa per il sole; la coda di cavallo appena lavata le dondolava lucente da una spalla. L'aveva intrecciata e legata all'estremità con un nastrino celeste. Indossava un abitino dolly comprato a rate il giorno prima: corto, verde e di cotone.
Voglio essere armoniosa, fluttuante, come la fata di quello spettacolo per bambini, pensò. Campanellino, non si chiama così? Bellissima e svolazzante, avanti e indietro dove le pare, ma io ci riuscirei mai?
(Nell Dunn, È la vita, Joy)


Buongiorno lettori in pantofole! Torno a parlarvi delle mie letture con È la vita, Joy di Nell Dunn
L'ho terminato giusto la settimana scorsa e devo dire che l'ho trovata una lettura interessante soprattutto per l'ambientazione, l'affresco ironico e se vogliamo spietato della Londra anni '60. Ma come sempre partiamo dalla storia:



Lunghe gambe affusolate, tacchi vertiginosi e l'immancabile coda di cavallo acquistata per due soldi allo Shepherds' Bush Market, ecco che Joy, detta Joysy, fa il suo ingresso sulla scena. Ventidue anni, un figlio a cui badare e una vita disgraziata. Sì perché Joy si è sposata presto, con Tom, rapinatore da due soldi che le ha promesso l'amore e una vita facile ma che è presto finito in gattabuia. E adesso ci sono solo i conti da pagare e l'adorabile Jonny da crescere. Certo c'è l'amore travolgente per Dave ma, si sa, gli uomini sono senza cuore e presto anche lui si farà beccare.
Ma Joy non smette di sognare e mentre radio Londra diffonde le note dei Beatles, dei Temptations e di Ben E. King, continua a provare a conquistare il mondo, il suo mondo, fatto di indipendenza, libertà, dei sorrisi del piccolo jonny e... di abitini frivoli, color rosa mandorla con mutandine in tono.




IL MIO PENSIERO
La vita si riduce a questo, in realtà, una lunga sfilza di desideri che non si avverano mai, vero Jonny?
Quando nel 1967 Nell Dunn pubblicò Poor Cow, questo il titolo originale, il romanzo destò scandalo e scalpore. Le avventure o meglio le disavventure di Joy, giovane madre della working class londinese spiazzarono la borghesia benpensante. Joy è povera, ingenua, frivola ma ben decisa a perseguire la propria felicità, a trovare il proprio posto nel mondo. Rivendica un'indipendenza e una libertà, allora ancora sconosciute per una giovane donna.  Nessuno può prendermi i miei sogni... se mi ci metto d'impegno. Se mi ci metto sul serio da qualche parte ci arrivo, non ti pare?

Certo c'è sempre qualcosa a frapporsi tra i sogni e la realtà: Tom, Dale, la prigione, le ristrettezze economiche. Eppure, Joy guarda avanti, decisa a dare al suo piccolo Jonny tutto quello che desidera, tutto quello che lei non ha mai avuto. E allora eccola cameriera in un pub, modella per discinte riviste da due soldi, un concentrato di emozioni, pensieri, azioni e progetti.
Del resto sono gli anni della Swinging London, dell'edonismo, della rivoluzione culturale e Joy "oscilla"nel vero senso della parola: sognavo un mucchio di cose... ma già di avere qualcosa, di essere qualcuno. Non voglio vivere sempre in bolletta... 
Da una parte il desiderio di una bella casa, un cottage, un'auto, la vita "semplice" delle classi alte in cui puoi sempre cavartela, dall'altra l'indipendenza, l'autoaffermazione che si concretizza nella ribellione e nella libertà sessuale.

Il racconto procede alternando la terza alla prima persona, la voce del narratore onnisciente, e quella della giovane Joy avviluppata tra dubbi e desideri. Particolarmente interessanti sono le lettere che quest'ultima indirizza a Dale in prigione. Un concentrato di sgrammaticature e slang, la voce di quella working class londinese che ispirò anche Ken Loach nel suo adattamento cinematografico.
Certo, Joy è un personaggio magnificamente costruito ma forse a questa analisi delle sfaccettature, a questo fine studio psicologico non fa da contrappeso una forte tensione emotiva, insomma non sono riuscita a sentirmi coinvolta come avrei voluto!
A conquistarmi è stato invece l'affresco della Londra anni '60, Battersea, Chelsea, Fulham e le radio a transistor che trasmettevano i Beatles e le mode di un mondo in fermento: Joy camminava spavalda. «A volte, la musica, mi sembra di starci dentro... me la sento tutta intorno».

Ultima nota, la copertina. Ho apprezzato davvero molto la cover Sonzogno che occhieggia la famosa scena di Carol White e Terence Stamp nell'adattamento cinematografico firmato Ken Loach del 1967. Tre pantofole e mezzo.

Di seguito vi lascio tutti i dati del volume, uscito nelle nostre librerie lo scorso 10 settembre:

NELL DUNN

È LA VITA, JOY
(titolo originale: Poor Cow)
Sonzogno; pagine: 126; EAN: 9788845426032; € 15,00
data di pubblicazione: 10 settembre 2015
puoi acquistarlo QUI

Londra, anni Sessanta. Joy, detta Fiorellino, porta una finta coda di cavallo bionda, ha gambe magre su scarpe di camoscio dai tacchi alti, il corpo esile, i seni grossi. Non esce di casa senza le sue ciglia finte e i riccioli alla Cleopatra sistemati dietro le orecchie. A vederla passeggiare per strada guardando le vetrine, scherzando con le amiche, facendo battute sugli uomini, non si direbbe che la sua è una vita di stenti, costellata di guai. Si è sposata presto, Joy, con un rapinatore, attratta dall'avventura e dai soldi facili. Invece i soldi un giorno ci sono e quello dopo no. E quando suo marito finisce in prigione lei, rimasta incinta del piccolo Jonny, è costretta a crescerlo da sola. Eppure Joy non si arrende, anche perché a ventidue anni è ancora troppo giovane per rinunciare all'amore. Allora arriva Dave, di nuovo un poco di buono, così più affettuoso e divertente del marito da farla sentire una regina anche quando se ne stanno soli tra quattro mura a fumare, suonare la chitarra o ascoltare le hit preferite alla radio. D'altra parte, poco importa che sia Dave il vero amore: quando le cose si mettono male anche per lui, povero cristo, ancora una volta Joy non intende rassegnarsi. E ora, più di prima, dovrà imparare ad arrangiarsi da sola, tra lavoretti precari, storie di una notte, sogni a occhi aperti, scelte difficili, ma anche la forza e la testardaggine di imparare.

CHI È NELL DUNN:
nata a Londra nel 1936, è stata cresciuta ed educata in un convento sino all'età di 14 anni. Sebbene proveniente dall'upper class londinese, si è trasferita presto a Battersea, il quartiere che ha ispirato gran parte della sua produzione narrativa. Divenuta celebre con i racconti Up the Junction (1963), ha pubblicato Poor Cow nel 1967, presto riadattato per il cinema da Ken Loach.


E ovviamente chiudiamo con la musica, un immortale evergreen, quella Stand By Me di Ben E. King (Don't Play That Song, 1961) che fa da colonna sonora alla scena d'amore tra Joy e Dave... per loro nella versione di Kenny Lynch per noi invece in quella originale ;-)

5 commenti:

  1. Sembra molto interessante, soprattutto per l'ambientazione!! Non ho mai visto nemmeno il film, ma mi sembra di capire che sia ben fatto, giusto??

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    1. Sì ottima l'ambientazione e ti dirò l'ho letto soprattutto per quello, ero molto curiosa riguardo a al romanzo simbolo della Swinging London, anche se alla fine non mi ha coinvolta come speravo!
      Per quanto riguarda il film, Ken Loach è un regista un po' particolare, deve piacere, ma ha catturato bene un ambiente a mio parere!

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  2. Ciao Jerry ^.^
    Questa sì che è una grafica degna della tua passione per la musica :D complimenti, è molto rock!!!
    Passando al libro...non è tanto nelle mie corde, almeno leggendo la recensione e la trama mi sembra così, ma non si sa mai.
    Un abbraccio!

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    1. Ciao Ancella, grazie mille! Il romanzo è particolare, quindi se non è nelle tue corde magari non è quello giusto ^^
      Come stai? Spero tutto bene dalle tue parti, un abbraccio grande grande!

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    2. Ciao Jerry ^.^ tutto bene, grazie! Le vacanze son finite purtroppo, si torna alla normalità, ma alla fine non mi dispiace :D
      Un abbraccione anche a te ♥

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