sabato 15 novembre 2014

Il libro dei ricordi perduti


«Non devi dirmi nulla che non vuoi dirmi, babunia», dico, tentando la sorte, aprendo uno spiraglio, invitandola a confidarsi con me. «Ma sono qui e ti ascolto, se vuoi.»
Una lunga pausa sognante durante la quale sembra lontana, in combutta con se stessa, in silenzio.
Aggrotta la fronte. «Mio marito», dice alla fine.
«È morto in guerra, vero? Tanto tempo fa, giusto?» 
Silenzio. 
(Louise Walters, Il libro dei ricordi perduti)

Buon sabato cari lettori in pantofole! Oggi torno a parlarvi delle mie letture e vi lascio i miei pensieri su Il libro dei ricordi perduti di Louise Walters. C'è da dire che aspettavo questo romanzo con un certo entusiasmo, vi ricordate? Ve ne avevo già parlato qui, un romance storico che sembrava promettere una storia intensa e coinvolgente. Be' purtroppo, per me, questo libro si è rivelato più che altro una delusione. Ma partiamo dalla storia:

Roberta lavora nella libreria Old and New e ha un hobby davvero molto particolare. Ama raccogliere e collezionare i ricordi contenuti nei libri usati che deve catalogare e vendere. Segnalibri, cartoline, lettere, foto, perché ogni romanzo racconta una storia che spesso va al di là della pagina scritta.
Un giorno suo padre le dona una vecchia valigia malconcia che contiene tutta una serie di volumi appartenenti a sua nonna, l'anziana "babunia", ormai costretta in una casa di riposo. Ed è in uno di questi libri che Roberta trova una vecchia lettera ingiallita, una lettera scritta da suo nonno, l'ufficiale polacco Jan Pietrykowski, e indirizzata a sua nonna Dorothy. Una missiva molto strana che spalanca davanti agli occhi di Roberta un oceano di domande e dubbi, a partire da quella data: 8 febbraio 1941. Come potevano quelle parole essere state vergate dalla mano di suo nonno, visto che il maggiore Pietrykowski aveva perso la vita durante il bombardamento di Coventry nel novembre del 1940? Roberta dovrà fare i conti con un passato costruito sulla menzogna, con la drammatica storia di Dorothy Sinclair ma anche con il presente, con il dolore per la perdita del padre e con il proprio cuore... riuscirà ad aprirlo e ad accogliere finalmente l'amore?

Questa storia prende avvio da un libro... o meglio da una valigia. Sì perché è quella valigia malconcia, con la sua etichetta "Mrs Sinclair", a nascondere tutto il dramma di Dorothy. E guarda caso il titolo originale di questo romanzo è proprio Mrs Sinclair's Suitcase (chissà perché l'hanno cambiato in Italia... mah!). La narrazione procede tra passato e presente, tra la vita di una giovane "babunia" e quella di Roberta. Tra i tempi difficili della Seconda guerra mondiale e il presente "sonnacchioso" di una piccola libreria indipendente dai conti perennemente in rosso. È un romanzo che affronta argomenti complessi quali, la maternità negata, la solitudine, la malattia e l'abbandono. Ma è anche un libro che si fa inno all'amore, quello vero che muta il corso di un'intera esistenza e che ti obbliga a mettere in gioco quella stessa esistenza, un libro che vuole essere un omaggio a quegli uomini e quelle donne coraggiosi che nei momenti difficili non si sono tirati indietro ma hanno difeso con orgoglio la propria patria e la propria vita.
Ecco di questo romanzo ho apprezzato la ricostruzione storica, il continuo alternarsi tra passato e presente. Che cosa allora non ha funzionato? Perché mi ha deluso? Devo dire che è molto difficile esprimerlo a parole, ma ciò che maggiormente mi ha contrariato è lo stile dell'autrice. Per carità il romanzo è ben scritto e rivela un profondo studio e analisi dei tempi e della storia, ma la narrazione procede fredda, asettica, sembra quasi esistere uno schermo impalpabile tra l'autrice e i suoi personaggi, quasi lei stessa non riuscisse a immedesimarsi in loro. Il risultato è che io non sono riuscita ad affezionarmi a quegli stessi personaggi, a emozionarmi, a soffrire e gioire per le loro vicende.
La storia di Dorothy e Jan, che dovrebbe rifulgere e infiammare la pagina come promette quella frase a inizio libro: Sapevo che sarebbe stato per sempre, al di là del tempo che non ci sarà più, non mi ha convinta per quanto drammatica e totalizzante. La passione di Jan divampa all'improvviso in mezza pagina e mi ha lasciato perplessa, conosce questa donna da cinque minuti e già sa che l'amerà per sempre? Perché? Cosa lo ha colpito, perché niente viene detto al lettore? Allo stesso modo non ho compreso la ritrosia, le esitazioni che costellano la storia di Roberta e Philip il proprietario della Old and New. Per non parlare del particolare hobby di Roberta: se ha un senso il ritrovamento della lettera per dare l'avvio a tutta la vicenda, la descrizione di cartoline, lettere e foto che ogni tanto interrompe la storia sono degli excursus fini a se stessi, che appesantiscono la lettura. 
Infine ho riscontrato qua e là piccole incongruenze che non hanno fatto altro che allontanarmi sempre di più dai personaggi e dai loro drammi.
A colpirmi in positivo sono invece state Aggie e Nina, le giovani ragazze che condividono il cottage con Dorothy. Donne forti, solari, pronte a spezzarsi la schiena nei campi dove scarseggiano gli uomini, richiamati alle armi. Giovani che sentono l'esigenza di divertirsi, di bruciare come fuoco, perché in tempo di guerra non sai cosa accadrà domani. E la loro fiamma illumina davvero la pagina:
E per una sera dimenticarono la guerra. Non fecero nessuno dei soliti discorsi: tra un anno potrebbe essere finita, forse tra sei mesi, sei settimane persino, Hitler arriverà e non avremo più libertà, Churchill sarà impiccato e... 
« Balla, Nina! » gridò Aggie facendo alzare in piedi la sua pesante amica e facendola girare, ridendo, col viso arrossato. 
Dorothy cuciva e le guardava. Sorrise. È stata una bella idea da parte del maggiore, pensò. Era ovvio che alle ragazze piace ballare. Amano la musica. Perché non dovrebbero? 
2 pantofole e mezza. Spero di essere riuscita a farvi comprendere il mio punto di vista, ma questo romanzo resta per me una promessa non mantenuta.



Di seguito vi posto tutti i dati del romanzo uscito per Garzanti lo scorso ottobre:

Louise Waltes
Il libro dei ricordi perduti
Corbaccio
pagine: 304
EAN: 9788863808025
€ 16,40
data di pubblicazione: 23 ottobre 2014



TRAMA: Roberta lavora nella libreria Old and New. I libri per lei hanno un suono e un odore tutto loro e, soprattutto, parlano: raccontano storie che vanno oltre quelle stampate e Roberta ama riporli con cura negli scaffali e raccogliere le foto, le lettere e le cartoline che trova nascoste all’interno di quelli usati. Un giorno il padre le porta una valigia con dei vecchi libri di Dorothea, la nonna di Roberta, e lei trova una lettera firmata dal nonno Jan, che apparentemente non sembra avere molto senso. È indirizzata a Dorothea, che da due anni vive in una casa di riposo, ma contiene elementi che non coincidono con quello che Roberta ha sempre saputo della famiglia del padre. Cercando di dare un senso a quelle parole e all’oscuro segreto che custodiscono, Roberta rivive la tormentata storia d’amore della nonna ai tempi della seconda guerra mondiale senza rendersi nemmeno conto che sta mettendo ordine nella sua stessa vita. Lei, che ama guardare nelle vite degli altri, adesso è costretta a guardare nella propria e ad aprirsi agli altri mettendo a nudo la sua sensibilità, il suo dolore, la sua rabbia. Adesso vuole conoscere la verità, vuole dipanare ogni dubbio e vivere pienamente la propria vita senza la zavorra di cose non dette, passioni mai dichiarate, segreti che possono restare intrappolati dentro di noi.




CHI È LOUISE WALTERS:
è nata nell’Oxfordshire nel 1967, si è laureata all’Open University nel 2010, e vive nel Northamptonshire con il marito e i cinque figli. Autrice di poesie, Il libro dei ricordi perduti è il suo primo romanzo che ha subito suscitato l’entusiasmo degli editori di tutto il mondo. Oltre che in Italia, Il libro dei ricordi perduti verrà pubblicato in Germania, Paesi Bassi, Serbia, Svezia, Francia, Polonia e Stati Uniti.

L'ufficiale Pietrykowski regala a Dorothy e alle giovani donne che vivono nel suo cottage un grammofono con il quale allietare le loro serate dopo una lunga giornata di lavoro. E così Dot scopre la voce struggente di Billie Holiday che anche noi ci andiamo ad ascoltare nella sua interpretazione della bellissima Summertime di Gershwin:

2 commenti:

  1. Ormai ho capito che i libri che parlano di libri (e soprattutto quelli che hanno libri/librerie/librai nel titolo) sono una grande fregatura :/

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    1. Ahah Vanessa, c'hai proprio ragione!!! Peccato però, sembrava una storia molto interessante!

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