Incontrare padre Vilson, gli educatori e i bambini di Florianópolis, è stata un’esperienza unica, profonda, indimenticabile. Al di là dei ruoli di educatore ed “educando”, abbiamo vissuto delle emozioni e condiviso il nostro tempo, facendo qualcosa insieme. Che fosse musica, teatro, pittura. Abbiamo scoperto un tesoro nascosto dentro di noi, la condivisione. Sentire gli stessi sentimenti, provare le stesse emozioni. Magie e miracoli che accadono con grande naturalezza, basta tendere le mani verso chi ti accoglie a braccia aperte.
(Tommaso Randazzo, 40 giorni a Floripa)
Buonasera lettori in pantofole! Come al solito ieri non sono riuscita a postare la rubrica dedicata alle Novità in libreria ma stasera sono di nuovo qui a parlare delle mie letture con voi. Sono rimasta un po’ indietro con le recensioni, volevo parlarvi di 40 giorni a Floripa già da un po’ ma non ho trovato un attimo per raccogliere i pensieri e scrivere. Comunque, vediamo di recuperare ^^
Mi sono avvicinata a questo libro in un modo un po’ particolare, ho conosciuto Tommaso a un aperitivo con amici comuni, era emozionatissimo per l’uscita della sua pubblicazione e abbiamo iniziato a parlarne insieme. La storia della sua esperienza in Brasile mi ha affascinata, così quando mi ha proposto di leggere il suo “diario” ho accettato con entusiasmo!
Nell’estate del 2012 Tommaso Randazzo parte alla volta del Brasile, destinazione Florianópolis capitale dello Stato di Santa Caterina. Da sempre affascinato da questo paese e dalla sua cultura, l’autore voleva conoscerlo nel profondo, non da turista quindi, ma partendo da un’esperienza a 360°, un’esperienza di volontariato. Così, nell’ambito di un progetto di cooperazione educativa, la Rete Aquilone, cui partecipano anche altri due educatori italiani Ciro e Franca, Tommaso lascia l’estate fiorentina, zaino in spalla, per l’inverno brasiliano.
Ad accoglierlo ci sono le spiagge bianche e le foreste lussureggianti di Florianópolis, Floripa per gli amici, città isola collegata alla terraferma da un lungo ponte stradale. Ma soprattutto ci sono padre Vilson e gli amici dell’Istituto Vilson Groh, la rete di centri educativi nei quali Tommaso viene accolto e dove svolgerà i suoi laboratori didattici. Ci sono i mille volti di bambini e adulti con i quali si troverà a condividere emozioni ed esperienze, ci sono le mille luci e ombre di un paese con i suoi problemi e le sue criticità. Ci sono la povertà e la violenza dei bairros ma anche la volontà e la tenacia di padre Vilson e dei suoi collaboratori e infine ci sono le mille tradizioni e il folklore di un paese meraviglioso. 40 giorni, caotici, densi, difficili ed emozionanti allo stesso tempo che Tommaso ha messo nero su bianco una volta tornato in Italia, raccontando la sua avventura di educatore cooperante e volontario ma anche le sue impressioni e i sentimenti personali, in un diario che è prima di tutto espressione di un’intensa esperienza umana.
IL MIO PENSIERO
Aspettavo l’aereo per Florianópolis negli stanzoni dell’aeroporto e pensavo ce l’ho fatta! Sono a Rio de Janeiro! In Brasile finalmente! Ho sempre sognato questo momento! Sono in Brassiu de Janeiru!
Con queste parole Tommaso Randazzo ci catapulta nel cuore di una straordinaria esperienza, di un viaggio a lungo desiderato, di un paese lontano e meraviglioso. Già in queste prime parole si coglie tutto l’entusiasmo di chi fin da bambino ha amato il Brasile e la sua cultura, di chi è cresciuto con nelle orecchie e nel cuore la musica di Jobim, Elis Regina o il fantastico Gilberto Gil. Un amore che lo porta a desiderare di conoscere intimamente e profondamente luoghi e persone, non da turista quindi, ma vivendo a 360° la realtà del paese. E cosa c’è di meglio che un’esperienza da volontario, un’esperienza di condivisione e comunione, in luoghi difficili e di disagio, dove davvero la figura dell’educatore può fare la differenza nella vita dell’educando. Il sogno di Tommaso si concretizza grazie alla Rete Aquilone e all’Istituto di Vilson Groh di Florianópolis e questo diario non è altro che il resoconto di quanto vissuto a livello personale ed emotivo. Ciò che più ho apprezzato nel racconto di Tommaso è la semplicità con la quale ci descrive i mille volti di Floripa, badate bene non quei luoghi da sogno che siamo abituati a vedere sulle pagine patinate delle riviste, le spiagge bianche dei selfies e i colori e gli eccessi del carnevale ma la mata e i morros, i grattacieli e i barrios. Certo ci sono le bellezze incontaminate della natura, ci sono colori sfavillanti, ci sono metropoli splendenti nel sole ma ci sono anche le favelas delle comunità impoverite, c’è l’universo della criminalità, il narcotraffico, la violenza e la brutalità della polizia, ci sono adolescenti che muoiono per le strade perché irretiti dal denaro facile delle gangs. E poi ci sono le scuole, le case famiglia, i centri educativi che cercano di dare futuro e speranza attraverso la comunione e la cooperazione.
Così Tommaso si immerge in una realtà lontana e diversa dalla nostra e l’esperienza di ogni giorno diventa anche spunto per una riflessione personale, sul proprio ruolo, di educatore e di insegnante, sulle proprie capacità e possibilità: Esco di nuovo a fare due passi. Che ci faccio io qui. Tra queste strade, queste persone, questi panorami immensi. Queste magiche parole portoghesi, questi sguardi. Questa luce, questo vento sul. Che cosa posso fare. Come posso dare una mano. A cosa servo. E le domane sono anche occasione per guardare al passato, alla propria infanzia a Siracusa, agli anni dell’università a Firenze. Tommaso racconta a ruota libera proprio come si fa in un diario, descrive con naturalezza paesaggi suggestivi ed episodi di quotidianità (e non passa certo inosservato il suo gusto per la tavola e per la feijoada brasileira ^^), ma anche momenti di grande tensione emotiva come quando descrive l’irruzione della polizia nel morro (collina) mentre sta tenendo il suo laboratorio creativo in classe: C’è una gran confusione. È un momento molto difficile. È bene chiudere a chiave l’aula e far sedere i bambini sul pavimento. Fuori dalla finestra spari, rombo d’elicotteri e corse all’impazzata.
Infine molto bella la descrizione dei riti tradizionali, delle mães de santo (le Madri di santo officianti delle religioni afro-brasiliane) e del terreiro, il luogo cerimoniale: Tommaso parteciperà in prima persona a un rito officiato da Rosarita mãe de santo di Monte Serrat.
Peccato invece per l’edizione che ho trovato poco curata, nel testo ci sono molti refusi, imprecisioni e mozzini, inoltre spesso Tommaso inserisce all’interno della narrazione dialoghi privi di virgolette, capisco si tratti dello stile proprio dell’autore, pure spesso mi perdevo, non riuscivo più a seguire il discorso e questo rende in certi punti il testo pesante e poco scorrevole.
Ma devo dire che è stata comunque una lettura piacevole, il resoconto di un’esperienza fantastica che mi ha aperto una finestra su una realtà da me davvero poco conosciuta e mi ha fatto “vedere” con gli occhi della mente luoghi incredibili e suggestivi. Tre pantofole e mezzo.
Di seguito vi posto tutti i dati della mia edizione:
TOMMASO RANDAZZO
Un 4o giorni a Floripa
editore: Edizioni ETS; pagine: 208; EAN: 9788846739100
data di pubblicazione: 1 aprile 2014
CHI È TOMMASO RANDAZZO:
nato nel 1978, si è laureato in Scienze dell’Educazione Sociale e in Lettere Moderne ad indirizzo Musica e Spettacolo. Attualmente vive a Firenze, dove lavora come educatore sociale e facilitatore linguistico, insegnando italiano a migranti e conducendo dei laboratori di espressione artistica e musicale. 40 giorni a Floripa è il suo primo libro.
Tommaso parla molto spesso di musica, cita brani e autori della cultura brasiliana che lo hanno affascinato e accompagnato e così ho scelto un pezzo di Eduardo Agni che, come afferma l’autore nel libro, accende la mia testa di sogni e immagini della foresta:
Molto interessante ^-^ di certo una lettura diversa dal solito e che mostra una realtà qui poco conosciuta!
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