martedì 29 settembre 2015

LE RECENSIONI DI... MAMMA LAURA #9



Una rubrica a cadenza casuale, un omaggio alla persona che per prima mi ha trasmesso l'amore per i libri e gli infiniti mondi racchiusi in essi, vi presento Le recensioni di... mamma Laura.


Buonasera lettori in pantofole! Non sentite questa arietta frizzante? Insomma, qui comincia a far freddino e temo di dover presto mettere mano all'armadio... ma vi dirò, in fondo non mi dispiace per niente ^^
E veniamo a noi, dopo molto tempo torna a trovarci mamma Laura che mi ha lasciato proprio oggi la recensione di Una luce improvvisa di Garth Stein e quindi non indugio ma cedo subito a lei la parola, noi invece ci rileggiamo presto ;-)

GARTH STEIN

UNA LUCE IMPROVVISA
Piemme; pagine: 434; EAN: 9788856620368; € 18,50

È un pomeriggio d’estate e Trevor Riddell è in viaggio verso Seattle con suo padre. Viaggiano in silenzio: Trevor, quattordicenne, pensa ai genitori che si stanno separando, e gli sembra una cosa impossibile. Suo padre Jones guida, e intanto pensa al proprio fallimento economico, a sua moglie che si è allontanata, e alla grande casa di famiglia, dove ora è diretto con il figlio per un motivo che conosce soltanto lui. Lì, tra le mura di Riddell House, una immensa magione nei boschi, ormai mangiata dall’edera, fatta di mille stanze, sale da ballo e salotti un tempo sempre illuminati, si è svolta la storia dei suoi avi – piena di luci e bagliori, ma anche di ombre e oscurità. Una storia che comincia con il bis-bis nonno Elijah, barone del legname, colpevole di aver sventrato le foreste americane, ai primi del ’900, accumulando una fortuna immensa. E continua con i suoi figli e i figli dei suoi figli, vite splendide o spezzate, avvolte nel mistero del tempo, consumate tra errori, amori sbagliati, sogni troppo grandi. Spetterà al giovane Trevor, nella lunga, magica estate che lo aspetta, gettare luce sui misteri di Riddell House, e aiutare suo padre a riconciliarsi con il passato della sua famiglia, scoprendo che cosa ha avvelenato a poco a poco i suoi membri, per generazioni, come una maledizione. Garth Stein ci regala una grande saga piena di mistero e bellezza, che racconta il peso invincibile dell’eredità familiare, e indaga sui fantasmi che ognuno si porta dentro.



RECENSIONE


Ben ritrovati cari lettori. L’estate sta per finire e io mi auguro che sia stata una bella estate per tutti voi. Oggi voglio parlarvi della mia ultima lettura: Una luce improvvisa di Garth Stein
All’inizio sono stata attratta dalla storia e ho continuato a leggere velocemente e ben disposta perché il racconto è scorrevole e pieno di promesse. Poi, a un certo punto, mi sono dovuta fermare, tornare indietro e rileggere con attenzione diversi capitoli, ho quasi rischiato di abbandonare la lettura con la convinzione che tutta quanta la storia non potesse stare in piedi.
Non è affatto così! Alla base di tutto ci sono i sentimenti e devi capirli bene per apprezzare tutto il romanzo. C’è amore, in tutte le sue sfumature, di coppia, filiale, amore buono e amore sbagliato e poi rabbia, rancore, tenerezza, turbamenti, simpatia e rimorsi. Bene! Quando sono arrivata alla fine mi sono detta: Sì! Il libro mi ha convinta! La storia è bella, ben narrata, ricca di mistero, di atmosfere e... fantasmi del passato.

In una calda giornata di luglio, a Seattle, un’auto a nolo di un disgustoso verde pisello viaggia dall’aeroporto di Sea Tac sulla interstate 5 in direzione nord, attraverso la distesa di quartieri nascosti dalle colline, rintanati dietro ai ponti e agli specchi d’acqua. I passeggeri dell’auto, un padre e un figlio, non si parlano. Il ragazzo ha quasi quattordici anni ed è scontento.

Trevor Riddell e suo padre Jones sono diretti alla tenuta di famiglia, ormai in completa decadenza, per decidere come disfarsene. Nella villa, a Riddell House, abitano ancora nonno Samuel e Serena, padre e sorella di Jones. 
Il giovane Trevor è molto arrabbiato; il padre ha perso tutto, lavoro, casa e forse anche la moglie. Sì, perché sua madre non è con loro, è tornata in Inghilterra dalla sua famiglia e c’è aria di divorzio. 
Riddell House è enorme, una villa d’altri tempi voluta e costruita da Elijah Riddell, capostipite e magnate del legname, colui che ha fatto soldi a palate disboscando e praticamente distruggendo i grandi boschi intorno a Seattle. 
Il nostro giovane protagonista comprende da subito che suo padre, prima di poter prendere qualsiasi decisione, deve ritrovare in se stesso la forza di riconciliarsi con il passato che certamente nasconde un segreto particolarmente doloroso di cui nessuno vuole parlare. E così comincia la sua ricerca della verità nella grande biblioteca dei suoi avi, nelle stanze più recondite della villa, attraverso lunghi corridoi bui e pieni di armadi, stanze e scale segrete, nei vecchi diari e lettere ritrovati quasi per caso (o con l’aiuto di qualcuno?). 

È a questo punto che ho avuto dubbi sulla credibilità di tutta la storia: un adolescente che si aggira di notte in un ambiente così vasto, sconosciuto, con l’ausilio di una piccola torcia elettrica o di qualche fiammifero? Ebbene sì, tornando indietro, rileggendo alcuni passaggi, ho capito i sentimenti del ragazzo che vuole, a ogni costo, scoprire, capire, trovare cosa c’è che non va in suo padre e con l’unica grande speranza di riunirlo con la madre. Questi sentimenti sono più forti della paura che piano piano scompare del tutto quando si rende conto di non essere il solo a volere che quelle verità vengano palesate

Lui non si voltò. Ma alzò la mano come a dire: «Basta». E io ammutolii. 
«Non ti credo» mi disse, «Non credo a niente di quello che mi stai dicendo. Non ci credo adesso e non ci crederò mai.» 
E a quel punto se ne andò. 
In quell’istante capii che mio padre non era mio alleato. 

Garth Stein ha saputo ben dosare suspense e realtà, strane presenze e personaggi dalle mille sfaccettature e, come già ho detto, occorre un’attenta lettura per poterne apprezzare la bellezza, la poesia e il fascino dei misteri che opprimono, come una maledizione, la vita dei membri di questa saga familiare. 
Il primo romanzo di questo scrittore si intitola L’arte di correre sotto la pioggia e, dopo questa lettura, ho deciso di procurarmelo al più presto. 

5 commenti:

  1. Ciao Jerry e una caro saluto a mamma Laura :-)
    Dalla recensione sembra davvero un bel libro e me lo segno subito. Adoro questo tipo di storie! Grazie mille per il consiglio!

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    1. Grazie mille Ancella!
      Eh anche io devo leggerlo (in effetti il romanzo è mio sottratto come al solito al mio scaffale) a incuriosirmi era stata soprattutto l'ambientazione, ma a mamma è piaciuto molto proprio per il punto di vista e i risvolti sorprendenti... vedremo! ^^

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  2. Ti ho invitata a questo evento! http://jessicasbooks89.blogspot.it/2015/09/link-party-di-settembre-welcome-to-all.html

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  3. Sembra proprio carino, direi! Sospetto che la storia, così misteriosa e dark, sia nelle mie corde... cercherò di procurarmelo, anche perché ultimamente sono proprio in vena di storie un po' più "riflessive", da leggere e metabolizzare un po' più lentamente. Le letture in stile "fast food" sono simpatiche e divertenti, ma di tanto in tanto ci vuole anche dell'altro! :P

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    1. ahaahahhha in "stile fast food" non l'avevo ancora sentito ^^ Comunque hai ragione, poi è bello variare, inframezzare letture di generi e "consistenze" diverse ;-)

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